Roma
Georgiani svutavano case. Badanti come complici
Grazie a una fitta rete di badanti dell'Europa dell'est individuavano gli appartamenti più ricchi da derubare, poi agivano con la tecnica del key–bumping - una sorta di piccola esplosione - per forzare le serrature blindate delle porte di ingresso senza lasciare segni di effrazione. Cinquantasette persone, in prevalenza georgiane, stanno ricevendo in queste ore dai carabinieri del comando provinciale della Capitale un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Roma con l'accusa di far parte di un'associazione a delinquere con articolazioni in tutta Europa: Grecia, Spagna, Germania, Francia, Austria, Russia, Georgia, Moldavia e Italia, in particolare Roma. Vista la transnazionalità dell'organizzazione, le indagini sono state condotte in collaborazione con Europol, l'agenzia Ue per il contrasto al crimine.
Gli indagati fanno parte di una banda legata a un'organizzazione criminale georgiana con una forte struttura gerarchica - una cupola con sottoposti ed esecutori materiali per un totale di circa 5 persone per cellula - tanto da essere denominata "Thieves in law" ("Ladri nella legge"), dove per legge si intende il rigido codice di comportamento interno. Chiunque violava le norme imposte - 18 punti inderogabili da abbandonare i propri familiari a obbedire a organizzazione - incorreva in provvedimenti e punizioni.
I proventi dei furti venivano fatti confluire in una cassa comune denominata "obshak", "sacco", utilizzata sia per le operazioni che per il mutuo soccorso. È stato calcolato che solo dalla Capitale confluissero mensilmente nella cassa dell'organizzazione diverse centinaia di milioni di euro. Secondo il generale Salvatore Luongo del comando provinciale, "la banda avrebbe messo a segno circa il 60% dei furti in appartamento a Roma degli ultimi tempi. Parte della refurtiva è stata recuperata, ma molta parte è stata rivenduta e spedita in Georgia, affidata a una rete illegale di corrieri".
La base operativa della banda è costituita da una rete di badanti - per lo più compagne o parenti dei ladri - che inviavano all'organizzazione informazioni circa gli appartamenti da derubare. I ladri erano professionisti addestrati: con una tecnica velocissima riuscivano a portare via la refurtiva, utilizzando il più delle volte il trasporto pubblico, per essere più abili e non essere riconosciuti attraverso i veicoli. Gli appartenenti all'organizzazione, tra l'altro, riuscivano a rendersi invisibili, attraverso falsificazione di documenti e trasferimenti continui. Quando avevano la percezione di essere scoperti, infatti, spostavano la cellula in altri paesi. Questo ha portato grosse difficoltà nell'identificazione degli appartenenti alla cellula romana.
L'attività investigativa è iniziata circa 4 anni fa, con due operazioni che hanno portato all'arresto in flagranza di reato ben 67 persone collegate a "Thieves in law", sorprese mentre facevano furti all’interno di abitazioni nei quartieri residenziali di Parioli, Pinciano, Prati e Talenti. Le indagini hanno preso le mosse dall'operazione "Caucaso" del 2011, partita da una rapina sventata ai Castelli romani in una villa di un collezionista di armi. In quell'occasione erano stati arrestati i promotori della prima cellula emersa sul territorio romano.