Roma
Gioco, ordinanza anti slot Raggi “illegittima”. La lobby al contrattacco
As.Tro: “Violato l'accordo stipulato tra Governo ed Enti locali”
di Valentina Renzopaoli
Sale slot aperte a Roma solo 8 ore al giorno, la Raggi “decapita” il mercato ma gli operatori delle sale giochi passano al contrattacco. E ricorrono al Tar.
L'ordinanza firmata lo scorso 26 giugno dal sindaco di Roma, che introduce delle restrizioni orarie all’accensione dei congegni da gioco lecito, secondo gli operatori, “sarebbe illegittima”. Il provvedimento non terrebbe conto dell'accordo stipulato tra Governo ed Enti locali a settembre 2017 che stabilisce la facoltà per gli enti locali di interrompere il gioco sul territorio per un massimo di 6 ore complessive quotidiane, e in questo modo metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro. La decisione non troverebbe giustificazione nemmeno nel numero dei casi patologici denunciati sul territorio romano e laziale, che non configurerebbero una situazione di emergenza ludopatia.
A mettere nero su bianco le criticità del provvedimento, il consulente legale di As.Tro Assotrattenimento 2007, una delle principali associazioni di gestori del settore, che scalda i motori per la battaglia con il comune M5S.
“Il provvedimento, che ha ridotto gli orari di apertura a 8 ore dalle 9-12 e dalle 18-23, presenta profili di illegittimità. In primis, nel testo dell’ordinanza è contenuto un riferimento esplicito all’accordo tra Governo ed Enti locali del 7 settembre 2017 per il riordino dei giochi sul territorio: un’intesa che stabilisce la facoltà per gli enti locali di interrompere il gioco sul territorio per un massimo di 6 ore complessive quotidiane, ma che a Roma è stata totalmente disattesa”, scrive l’avvocato Filippo Boccioletti, consulente As.Tro.
Il legale spiega che le amministrazioni devono procedere al bilanciamento tra tre diritti costituzionali, il diritto all'iniziativa privata, il diritto alla salute e il principio del pareggio di bilancio dello Stato. E che le decisioni in materia devono rispettare i principio di proporzionalità e ragionevolezza.
“In concreto si dovrà valutare, ai fini della legittimità o meno del provvedimento in esame, l’effettiva incidenza a Roma del fenomeno della dipendenza patologica. E Il regolamento approvato appare una misura restrittiva illegittima e immotivata”.
Ed ecco perché: “Nel merito il provvedimento presenta criticità sotto il profilo della ragionevolezza e proporzionalità delle misure. Occorre infatti muovere dal principio affermato in giurisprudenza che le limitazioni di orario sono ammesse se giustificate da esigenze concrete – da dimostrare volta per volta – con riscontro nei dati che l’Amministrazione comunale deve acquisire, in via istruttoria, in sede procedimentale. Ebbene, all’esito della pretesa istruttoria espletata dal Comune di Roma le decisioni assunte risultano palesemente sproporzionate rispetto ai numeri del fenomeno del gioco d’azzardo patologico riscontrati nel territorio comunale”.
Veniamo ai dati: “A Roma, l’unico dato rilevante trattandosi di regolamentazione comunale, con una popolazione indicata dall’Istat di 2.872.800 abitanti al 31/12/17 ha riportato 323 casi di GAP, la Regione Lazio con una popolazione indicata dall’Istat di 5.896.693 abitanti al 31/12/17 ha riportato 617 casi di GAP. Inoltre, l’aggiornamento citato nell’ordinanza relativamente al 2018 con i suoi 218 casi da gennaio a maggio non è indicato se si riferisca a Roma o alla Regione Lazio. Si tratta quindi di un dato non valido e non utilizzabile”, prosegue il parere legale.
La consistenza del fenomeno, dunque, sempre secondo gli operatori, non giustificherebbe minimamente la restrizione attuata. A cuore dell'Associazioni ci sono ovviamente gli imprenditori e le loro famiglie che ora rischiano di perdere fatturato e trovarsi in difficoltà. “Illegittimità e sproporzione del provvedimento emergono anche da una circostanza incontestabile: a fronte di dichiarati 323 casi di GAP nella capitale e quindi di 323 famiglie coinvolte, vi sono oltre 1700 sale corrispondenti a 1700 imprenditori e alle loro famiglie, ma soprattutto decine di migliaia di dipendenti con le rispettive famiglie che perderanno il loro lavoro a causa del calo inevitabile di fatturato conseguente ad una decisone illegittima. La chiusura serale è, infatti, di per se’ causa di inevitabili evidenti drastici tagli di incassi”.
Senza contare poi, il mancato incasso per lo Stato, che vedrà sfumare miliardi di euro di gettito. In conclusione, secondo l'avvocato, “l’ordinanza è viziata per violazione della ratio e il travisamento della Conferenza Unificata del 7/9/17, infatti nonostante essa sia citata in vari punti quale fonte dell’ordinanza, in realtà è pesantemente disattesa nel suo contenuto dispositivo dove prevede le fasce orarie. L'ordinanza romana stralcia a proprio uso e consumo affermazioni dell'intesa ignorando invece i criteri concertati”.