Roma
Giubileo, il kolossal antipaura. Milioni incollati alla "super tv"
di Valentina Renzopaoli
Mettere la tecnologia al servizio di Papa Francesco, divulgare il suo messaggio potente in ogni angolo del globo e con una qualità mai raggiunta finora, in grado di cogliere i dettagli e le sfumature come solo l'occhio umano può fare, capace di catturare anche le più lievi espressioni.
E' stato un Papa in Ultra HD 4K e onnipresente quello che ha aperto la Porta Santa del 2015, trasmesso in mondovisione live grazie ad una produzione televisiva curata dal Centro Televisivo Vaticano. Una diretta di oltre tre ore e mezza, che ha permesso di partecipare allo storico evento anche senza esserci: 60mila in piazza San Pietro, milioni davanti al teleschermo. Si è vinta così la sfida contro chiunque sperava che la paura avrebbe messo la sordina ad un evento planetario: la tecnologia utilizzata per sbaragliare la paura del terrorismo e del rischio attentati.
Diciannove occhi di ultimissima generazione posizionati sulla piazza, sopra il colonnato, tra la gente, dentro la basilica di San Pietro. Decine di set mobili e mutabili per trasmettere la celebrazione con tutta la sua forza religiosa, umana ed emotiva.
Quaranta microfoni istallati per le riprese musicali, l'audio della cerimonia, a cui sono stati aggiunti anche otto microfoni ambientali sulle telecamere per comunicare meglio la partecipazione della gente sia in piazza che nell'atrio. Duecento i tecnici mobilitati fin dalle 5 del mattino.
La produzione, diretta dal regista Stefano D'Agostini, è stata resa possibile grazie alla collaborazione di diversi partner, da Radio Vaticana a Eutelsat, Sony, Globecast e DBW Communication.
In regia anche il mostro sacro del cinema Wim Wenders che ha prestato il suo sguardo attento e il suo talento. “Il rapporto tra Wim Wenders e il direttore del Centro televisivo Vaticano monsignor Dario Viganò è un rapporto di amicizia e di conoscenza: Wenders ha una grande simpatia nei confronti del Santo Padre. Per questo che ha deciso di mettere a disposizione la sua indiscutibile capacità artistica per offrire una consulenza alla riuscita dell'evento”, ha spiegato il regista Stefano D'Agostini.
Uno scambio e una supervisione che è servita per bilanciare bene tutti gli stacchi, le camere, i movimenti dei “jimmy jib” che dovevano rendere bene l'idea del transito attraverso la Porta Santa. “Volevamo dare un taglio cinematografico all'evento di cronaca ma senza la spettacolarizzazione che quasi inevitabilmente sarebbe arrivata”, ha aggiunto D'Agostino. Che poi si è lasciato andare ad una piccola confessione: “Sì, mi sono emozionato: mi capita spesso che chiamando le camere mi si rompe la voce di fronte a certe situazioni. Ho già vissuto l'apertura della Porta Santa nel Duemila: questa volta in quel momento ho ripensato a tutto quello che è accaduto da allora ad oggi”.
Il segnale dal Vaticano è stato inviato ad un satellite che lo ha ritrasmesso al centro Eutelsat di Rambouillet in Francia e da qui rimbalzato ad altri tre satelliti geostazionari per la copertura di Europa, Africa, Nord e Sud America, Asia e Oceania.