Roma

Giubileo Roma 2025: gli scienziati lanciano l'allarme sanitario. Covid e vaiolo delle scimmie fanno paura; il rischio focolai

Il mix di alta densità umana, viaggi internazionali e alloggi condivisi amplifica il rischio virale. Il piano in 7 pilastri con le priorità. Tornano le mascherine

Giubileo 2025, gli scienziati mettono in guarda sul rischio che l'evento con “epicentro” Roma si possa trasformare in gigantesco incubatore di virus come il Covid o il vaiolo delle scimmie. E c'è chi propone il ritorno alle mascherine.

"Le lezioni degli ultimi anni non devono essere dimenticate. Investire nella preparazione ad una possibile pandemia non è una opzione, ma una necessità etica e pratica. Si devono colmare le lacune nella conoscenza, promuovere la collaborazione e dare la priorità alla prevenzione".

La lettera degli esperti

Sono le conclusioni di una lettera inviata a 'Lancet' da parte di un team di epidemiologi e scienziati italiani, (Francesco Branda e Massimo Ciccozzi dell'Università Campus Bio-Medico e Fabio Scarpa dell'Università di Sassari), che hanno analizzato i possibili rischi per il Giubileo 2025 ormai alla porte, mancano 20 giorni all'apertura ufficiale. Un evento mondiale che farà confluire a Roma milioni di persone da tutto il mondo. I ricercatori hanno elaborato anche un piano "in 7 pilastri" che definisce le priorità da mettere in atto.

Eventi mondiali creano ambienti per la diffusione delle malattie infettive

"Stiamo tornando alla normalità dopo l'emergenza Covid, ma ci sono altri segnali d'allarme, ad esempio l'influenza aviaria, e dobbiamo rimanere vigili sull'Mpox (già vaiolo delle scimmie) - ricordano gli scienziati - Queste minacce alla sanità pubblica sottolineano una verità innegabile: la prevenzione e il monitoraggio epidemiologico sono essenziali per scongiurare il rischio locale di epidemie ed evitare che si trasformino in emergenze globali". Eventi mondiali come il Giubileo, "con l'immenso afflusso di pellegrini da tutto il mondo, e quindi la concentrazione di milioni di persone in spazi ristretti, creano un ambiente ideale per la diffusione delle malattie infettive, compresi i virus respiratori, le infezioni gastrointestinali e le malattie trasmesse da vettori. La combinazione di alta densità umana, viaggi internazionali e alloggi condivisi amplifica il rischio di nuovi focolai", avvertono.

Cosa accade nel 2003 e nel 2012

La lettera ricorda anche quanto già accaduto in passato con manifestazioni di dimensioni simili al Giubileo. "Storicamente, eventi di massa sono stati associati alla trasmissione di malattie. La pandemia di Mers-CoV durante il pellegrinaggio di Hajj (La Mecca-Arabia Saudita) del 2012, ad esempio, ha evidenziato il rischio di epidemie associate a grandi raduni religiosi. La trasmissione del virus è stata accelerata dalla concentrazione di pellegrini provenienti da diverse nazioni e la condivisione di spazi ristretti come dormitori e trasporto pubblico. Nel 2003 si diffuse la Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) in modo significativo nei grandi raduni internazionali, come confermato da uno studio internazionale. Il Giubileo quindi, con la sua vasta circolazione di persone e la concentrazione di pellegrini, richiede una vigilanza speciale: soprattutto nel contesto dei patogeni emergenti e della crescente minaccia della resistenza agli antibiotici".

"Per il Giubileo abbiamo sviluppato un piano ad hoc in 7 pilastri"

Il gruppo di ricerca "ha sviluppato un piano 'ad hoc', 'Jubilee 2024 Pandemic Preparedness and Response Plan', basato sui principi di sorveglianza, innovazione e resilienza: Il progetto si compone di sette pilastri fondamentali:

  1. Sorveglianza epidemiologica, quindi monitoraggio continuo della diffusione delle malattie infettive, integrando la raccolta e l’analisi dei dati con quelli genetici sequenziamento per individuare le tendenze emergenti;

  2. Studi avanzati sulle origini, la patogenesi e la trasmissione delle malattie, utilizzando l'intelligenza artificiale (Ia) e la genomica con strumenti per sviluppare modelli predittivi e ottimizzare gli interventi;

  3. Rafforzare la formazione e le capacità degli operatori sanitari e le comunità attraverso workshop, seminari e campagne di sanità pubblica;

  4. Collaborazione e networking, ovvero rafforzare i collegamenti con i paesi e le organizzazioni sanitarie internazionali per promuovere lo scambio di conoscenze e risposte coordinate.

  5. Prevenzione e controllo, implementare le misure basate sull'evidenza, dai programmi di vaccinazione all'educazione sanitaria, adattata a specifici profili di malattia; 6) Risposta alle emergenze, trovare in temi rapidi le risorse per i piani di emergenza predefiniti; 7) Affrontare l'interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale (One Health), per combattere efficacemente le zoonosi.

Colivicchi, Fism: “Nel periodo più freddo indossiamo le mascherine”

E Furio Colivicchi, vicepresidente della Fism, la Federazione delle società medico-scientifiche italiane, invoca il ritorno alle mascherine: “Non sappiamo quali varianti Covid entreranno in Italia attraverso milioni di pellegrini in arrivo da tutto il mondo per il Giubileo. Per evitare una ripresa del virus sicuramente occorrerà tornare ad indossare le mascherine, soprattutto nel periodo più freddo, così come lavare spesso le mani e vaccinare contro Covid, influenza e pneumococco i soggetti più fragili, tra cui anziani, malati cronici, cardiopatici e con patologie respiratorie".