Roma

Gli amatriciani a Roma: da Anacleto Gianni al re del caffè Palombini

Il legame con la Capitale costruito da uomini che si sono affermati a partire dagli anni Quaranta

di Patrizio J. Macci

Amatrice non può essere ricordata e menzionata solamente per il piatto tipico sul quale sono stati versati fiumi di inchiostro, l’Amatriciana, e del quale è stata avanzata la richiesta di una tutela storica che congeli la ricetta in maniera definitiva. Neanche per essere classificato come uno dei Borghi più belli d'Italia. C'è un legame composto da uomini arrivati a Roma che si sono affermati nei campi più disparati a partire dagli anni quaranta: dal calcio al commercio e alla ristorazione. Fino a un bambino entrato nella storia con la "s" maiuscola per aver iscritto il suo nome nella tragedia della Shoa per sempre. Una sottile linea rossa lega il comune reatino alla Città Eterna.

Il personaggio destinato a rimanere nel cuore dei romani per popolarità è stato il “mitico” Anacleto Gianni, eletto ufficialmente il 27 aprile 1958 presidente dell’A. S. Roma. Audace e spregiudicato con lui la società calcistica si tinse di svedese con l’acquisto dell’attaccante Arne Selmosson, soffiato ai “cugini” della Lazio. Durante la sua gestione nasce la Roma sezione di calcio femminile, rivoluzionaria per l’epoca.

Nel luglio del 1951 Gino Angeloni amatriciano doc  apre il suo ristorante “Gino in Trastevere” a Via della Lungaretta, il locale continua tuttora ad essere gestito dalla famiglia a pochi passi dal cuore della Capitale tra rivestimenti di legno e sedie retrò esattamente con lo spirito e la tenacia del primo giorno.
La famiglia Ciampini con lo storico Caffè di Piazza S. Lorenzo in Lucina ora arrivata alla terza generazione con Nando e Giuseppe dirige l’attività fondata dai nonni Giuseppe e Francesca originari di Amatrice. Iniziarono la loro avventura al “Tre Scalini” in piazza Navona nel 1943. Dal 1989 la famiglia ha ampliato l’attività con l’apertura della splendida terrazza su trinità dei Monti che permette una vista al tramonto che avrebbe fatto impallidire gli scrittori impegnati nel Grand Tour.

Se il caffè di Roma è esclusivamente Palombini almeno fino al 1980, allora c’è anche qui un pizzico dei territori devastati dal terremoto. È l’attività imprenditoriale di Sergio Paolantoni, 48 anni, sposato con due figli. Alla fine degli anni ottanta, dopo la scomparsa in circostanze tragiche del nonno Giovanni Palombini soprannominato "il Re del caffè", fondatore della omonima torrefazione e del famoso locale nel quartiere dell'Eur, è diventato presidente della Palombini Eur e della sua controllata Palombini Ricevimenti. Impegnato nella vita associativa, Paolantoni, ha ricoperto la carica di consigliere Assobar ed è stato membro della Giunta di Presidenza della Confcommercio di Roma fino al 2005.

L'angelo di Amatrice è Roberto Gattegno, un bambino nato durate la prigionia dei genitori ebrei ad Amatrice il 3 giungo del 1943. Roma l’ha vista per pochissime ore e senza la possibilità di averne memoria. Imbarcato a forza su un “treno della morte” partito dalla Stazione Tiburtina ha vissuto la sua breve vita nel campo di concentramento di Fossoli per essere poi deportato ad Auschwitz dove a dieci mesi venne trucidato dai nazisti. La Capitale però non lo ha mai dimenticato.