Roma
Governo, Gentiloni è il terzo premier romano. E parla Democristiano antico
Dopo Andreotti e D'Alema, le chiavi del Paese tornano a Roma. La storia
di Patrizio J. Macci
Sfogliando l’album dei sessanta Presidenti del Consiglio della Repubblica italiana che si sono succeduti dal 1948 ad oggi, tre solamente sono quelli nati nella Capitale: Giulio Andreotti, Massimo D’Alema e il neoeletto Paolo Gentiloni Silveri. Calcolati per numero di governi sono nove in totale: sette quelli assommati da Giulio Andreotti e due da Massimo D’Alema.
Un’ulteriore linea sottile lega Andreotti e D’Alema perché Andreotti era un tifoso dell’A. S. Roma, D’Alema è stato visto seguirla anche dagli spalti dello Stadio Olimpico. Politicamente Andreotti è stato una delle anime della Democrazia Cristiana, Massimo D’Alema il primo e unico esponente del Partito Comunista Italiano (allora già disciolto) a ricoprire la carica di premier. Anche nel suo caso però incombe l’ombra della Democrazia Cristiana: l’esecutivo di D’Alema fu battezzato durante il mandato presidenziale di un altro democristiano, Oscar Luigi Scalfaro previa benedizione di Francesco Cossiga, scudocruciato anche lui.
Paolo Gentiloni è forse uno degli ultimi appartenenti alla ristretta cerchia di politici romani in grado di comprendere il “democristiano antico”, linguaggio che assomma la conoscenza della Capitale, delle Sacre Stanze del Vaticano e di alcuni riti del Palazzo. E’ un’eminenza grigia del potere: ha gestito e amministrato per anni le leve della politica, prima all' ombra di Francesco Rutelli negli anni novanta, come sua Eminenza Grigia in Campidoglio, poi nella Margherita, quindi come tessitore di trame dentro il Pd, curando il settore della Comunicazione e dell'emittenza radiotelevisiva.
Figlio cadetto della famiglia dei conti Gentiloni Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli e Macerata imparentati con Vincenzo Ottorino Gentiloni ricordato nei manuali di storia per il patto che a inizio all'inizio del Novecento segnò l'ingresso dei cattolici nella vita politica italiana e prese il suo nome. Un palazzo omonimo ricorda il nome del casato ed è abitato esclusivamente da esponenti della famiglia.
Ha ricevuto un'educazione cattolica, fino a diventare egli stesso catechista. Esperienza che ha condiviso con Agnese Moro figlia di Aldo. Digitando il suo nome sul motore di ricerca google escono fuori oltre cinquecentomila risultati, ma il suo percorso politico è di facile ricostruzione. Dal palazzo di famiglia al Palazzo della politica arriva un tessitore di relazioni instancabili, un uomo mite che accorcia le distanze con l’altra sponda del Tevere proprio nel momento in cui i rapporti con il Campidoglio si sono invece sfilacciati. Roma torna al centro della politica. I più maliziosi sostengono che il suo sarà un premierato del “tira a campare”. Ma nel frattempo qualcun altro potrebbe tirare le cuoia. Politicamente si intende.
VOTA IL SONDAGGIO DI TERMOMETROPOLITICO SUL GOVERNO GENTILONI