Roma

Gualtieri ringhia al Pd: “Al Comune di Roma comando io e gli assessori li scelgo io. No al bilancino delle correnti”

Il caso che agita la sinistra romana. Smeriglio e Catarci per parlare chiaramente alla città e non alla sinistra Ztl; Ruberti per mettere ordine tra i “cachicchi”

Roberto Gualtieri è il sindaco che non t'aspetti. Superata metà legislatura e col Giubileo alle porte, inaugura la stagione celodurista: Gotor molla? Ecco l'occasione per mettere mano alla Giunta e aprire più a sinistra verso quel mondo che il turbo capitalismo ignora anche che possa esistere e il Pd della Ztl guarda con distacco. E chiama a sé Massimiliano Smeriglio che il Pd lo aveva abbandonato a Bruxelles nel 2024, perché in contrasto con la linea Schlein “chiusa e incerta”.


Poi quando lo stesso Pd correntizio alza la voce perché non è stato ascoltato, abbandona la narrazione dei cantieri su TikTok, fa liquefare in un sol colpo i modi compassati e va giù durissimo contro i “compagni”: “Ho letto alcune agenzie che parlano di malumori attribuiti al Pd romano. Vorrei chiarire che la scelta degli assessori spetta al sindaco e non intendo affidarla a un gioco di partiti e al bilancino delle correnti”.

Il calcolo politico di Gualtieri e le "pedine" sulla scacchiera di chi vota veramente

Un sindaco, una città e 4 milioni di abitanti che dovrebbero rivotarlo e con i sondaggi che dicono chiaramente che al prossimo giro non si interromperà l'onda di centrodestra meloniana anche e soprattutto su Roma, lo spingono ad una nuova strategia. Dopo essere stato chiuso nel Palazzo Senatorio e dopo aver affrontato la città come uno stradino qualunque, torna a far politica vera e seria, cercando di aprire il secondo canale di comunicazione diretto coi romani. E chi meglio di Smeriglio assessore e Catarci spostato sul Giubileo dei romani e delle periferie? E chi meglio dei due affiancati da un “cagnaccio” come Albino Ruberti a governare le microprebende che chiedono le seconde linee romane per dimostrare l'esistenza in vita nei piccoli “circoli elettorali”?

 

 

Il quadro politico non lascia spazio a scelte diverse

La verità che c'è dietro la difesa dell'autonomia di un sindaco di una città come Roma che sogna di essere rieletto perché tanto sa bene che il quadro politico nazionale non offre una “promozione” non ci sono le richieste dei partiti, ma il “caso Ruberti”.

Nel mirino c'è Ruberti

Costretto ad abbandonare il Campidoglio da Capo di Gabinetto per l'irsuta prestazione ciociara, Ruberti è stato l'artefice della nascita del Gualtierismo, partorito dalla mente di Goffredo Bettino e tradotto in politica dal senatore Claudio Mancini. Ma quando si è trattato di governare i partiti, predisporre delibere inattaccabili, ecco che Ruberti ha preso in mano la situazione e ha messo in riga il Consiglio Comunale per decidere a chi dare cosa e come e a ricordare come “spicciare le pratiche” senza fare danni.

Dunque, la mossa delle “correntine”, le stesse che a inizio mandato da segretario la Schlein aveva definito brutalmente “Cacicchi”, non è tanto diretta al primo cittadino. La rivolta che cova è contro la scelta di Ruberti, richiamato a tenere sotto controllo “le bande” già denunciate persino dalla Lega. E poi c'è il piccolo caso del Capo Segreteria Bugarini, promosso sul campo ad assessore. Poca roba di fronte all'arcigno Ruberti che aveva esposto il partito a una bufera mediatica.

All'assemblea del 23 ottobre parlerà chiaro

E visto che Gualtieri mostra un coraggio inatteso, il prossimo 23 si presenterà all'assemblea con gli eletti del Pd romano per ribadire che con la segretaria Schlein “c'è massima intesa e collaborazione”. Se poi non fosse chiaro, ai “cacicchi”dirà chiaramente “che non si occupa di poltrone ma di governo della città”. E se vince lui, vincono tutti, altrimenti sarà la fine di una “classe dirigente”.