Roma

Ha 94 anni e chiede una visita geriatrica a domicilio, la Asl: “Tra 1 anno”

Surreale “incidente burocratico” per un'anziana ultranovantenne di Roma. Il medico di base non inserisce la “priorità” nella richiesta di una visita: in coda

Prescrizione medica alla mano, Giuseppe R. si presenta negli uffici della Asl Rm2 e chiede per la mamma Giovanna, di quasi 94 anni una visita geriatrica a domicilio, finalizzata a richiedere l'accompagno per l'anziana. La riposta è eloquente: “Se ne parla almeno tra 1 anno”. Cioè quando la donna spegnerà 95 candeline.

Lunga vita agli anziani di Roma, perché se cadono prigionieri della folle burocrazia, rischiano di essere visitati se tutto va bene post mortem. Augurando alla signora Giovanna di arrivare almeno a 110 anni, la sua storia è di quelle da incorniciare. Perché, qualora ci fosse un processo pubblico, la Asl Rm2 ne uscirebbe assolta.

L'errore del medico: non inserisce la priorità nella richiesta e la donna va in coda

Qui il pasticcio stavolta l'ha fatto il medico curante con studio a Roma Est, sicuramente sotto stress per eccesso di assistiti e ancora sotto choc per il Covid. E' lui che, ignorando l'età della donna ma prescrivendo una visita geriatrica domiciliare, atto propedeutico alla formalizzazione dell'istituito dell'accompagno per anziani non autosufficienti, dimentica di indicare il codice prioritario e così quando il programma informatico della Asl legge “la ricetta elettronica”, non si accorge dell'età della donna e neanche delle sue condizioni e la infila nella programmazione delle visite “non urgenti”. Come se fosse pensionata di recente e passasse il suo tempo libero a correre su una pista ciclabile.

La Asl Rm2 ci mette di suo: "Deve rifare la ricetta"

Peggio del software, considerando che l'intelligenza umana è paragonabile all'algoritmo degli algoritmi, lo fa l'impiegata dello sportello. Alle rimostranze del figlio della donna che le fa osservare l'età della mamma, risponde con il classico “obbedisco” ma al software e non agli umani. Quindi invita l'uomo a recarsi presso il proprio medico e a far modificare la prescrizione, indicando anche il “codice priorità”. Solo così la signora Giovanna può sperare nella visita domiciliare di uno specialista.

Procedure e software che si definiscono intelligenti

Maledetto software e pena del contrappasso per coloro che hanno disegnato il programma con cui Regione Lazio e Asl gestiscono la “salute”. Meriterebbero tutti una condanna esemplare del tipo “andare due volte dal medico di base per avere una “ricetta bianca” ed essere costretti a fare la fola allo sportello Asl altre due volte per lo stesso motivo. Ovviamente la pena dovrebbe prevedere il tour almeno due volte al mese. Per il medico di base valgono le attenuanti generiche dovute a distrazione, superficialità comprovata e scarsa attenzione ai malati e quindi dovrebbe avere una pena ridotta. L'inferno invece dovrebbe aprire le braccia a chi scrive le procedure e i software senza umanità. Lunga vita alla signora Giovanna.