Roma
"Hanno stravolto Keynes". La crisi spiegata ai romani
Annamo, daje Roma, chi se fa pecorone er lupo se lo magna, abbasta uno scossone, canta il romano de' Roma Gigi Proietti. E domenica prossima c'è chi ci vuole provare a dare uno scossone, ma non cor cortello quanto cor pensiero, come faceva, a suo tempo, Pasquino.
"Economia, Legalità: aspetti della stessa crisi? A ciascuna parola il suo significato", è il tema del confronto pubblico scelto per la quinta edizione della Festa del Quartiere di Cinecittà Est, organizzato dall'associazione Rete CinEst. Un dibattito pubblico dal tema altisonante e attualissimo per Roma investita dallo tsumani di Roma Mafia Capitale e per un quartiere che solo un mese fa ha dovuto assistire inebetito, interdetto e stupefatto ai beffardi funerali del 'Padrino', Vittorio Casamonica, con tanto di scorta di ben sei pattuglie dei vigili.
"Con questo dibattito ci proponiamo di ridare il senso originario e proprio alle parole del titolo: Economia Legalità Crisi", spiega, in una nota, l'animatore di questa associazione Rete CinEst, Nereo Benussi. E a cimentarsi sul tema sono stati coinvolti due brillanti economisti: Andrea Ventura, docente all'Università di Firenze, co-autore con Anna Pettini del libro "Quale crescita" nonchè autore de "La Trappola" per i tipi dell'Asino d'oro Editore, che tratterà della scienza dell'economia e Guido Marinelli, docente dell'Università di Tor Vergata, in rappresentanza di "Spiazziamoli", che parlerà di partecipazione civile, lotta per la democrazia e contro la mafia, corruzione e illegalità; Marta Bonafoni, Consigliera della Regione Lazio; Raffaele Lupoli, giornalista del settimanale Left, in rappresentanza dell'"Associazione daSud" impegnata contro la mafia e la malavita organizzata e Alessandro Luparelli di "Cinecittà Bene Comune" impegnata nella tutela dei diritti inalienabili dei cittadini.
Un interessante dibattito pubblico che tra l'altro cade con il rinnovato interesse del mondo culturale, politico ed economico per il prestigioso economista inglese degli anni Trenta, John Maynard Keynes che da liberale eretico si spese per l'idea di una buona vita e di una buona società, per un modello di vita e società agli antipodi della visione neoclassica e neoliberista che assegnò al mercato, alla sua traumaturgica funzione autoregolatrice, il primato assoluto tanto da ridurre la Politica a sua ancella povera e servizievole.
E a riscoprire Keynes stravolgendone il pensiero è il gotha intelettuale del pensiero unico neoliberista: manipolazione denunciata dall'economista dell'Università danese di Roskilde Jesper Jesperson, nel suo recente libro, John Maynard Keynes. Un manifesto per la buona vita e la buona società, edito da Castelvecchi e curato dall'economista Bruno Amoroso, amico e allievo di Federico Caffè, uno degli eretici, di sinistra, più autorevoli di quelle che Amoroso chiama sacche di resistenza che negli anni '70 con il loro agire, di fatto, si opposero alla manipolazione e occultamento di Keynes nelle università come nei ministeri europei delle Finanze e in particolare oggi di Berlino, Londra, Roma, Copenaghen e Bruxelles.
Fautore della piena occupazione che non coincide con la crescita economica illimitata ma con l'equa ripartizione del lavoro e dei redditi, "Keynes è stato ridotto - denuncia Amoroso - all'assunto che la causa della disoccupazione risiede nella rigidità dei salari monetari. Al contrario è l'assenza e imprevedibilità della domanda, sostiene Keynes, a causare l'instabilità del mercato, il che è in diretta opposizione alla tesi degli economisti neoclassici secondo cui l'offerta genera la sua domanda e il sistema di mercato si autoregola".
Insieme a Keynes proprio di questi si riscopre un altro eretico di sinistra che negli anni '70 si battè insieme a Caffè contro quel Guido Carli governatore della Banca d'Italia che con il suo operare tutelava e copriva il nascondimento dei grandi capitali sottratti agli investimenti produttivi, ossia Riccardo Lombardi di cui il 18 settembre ricorre il 31esimo della cremazione senza riti religiosi da lui stesso disposta anni prima.
Se Keynes si spese per l'idea di una buona vita e di una buona società, Lombardi, cui stava a cuore la piena occupazione da perseguire con ogni mezzo anche riducendo drasticamente l'orario di lavoro, progettò da Ingegnere, a-comunista, una società più ricca perchè diversamente ricca, non una società più povera nè triste e francescana, ma più ricca, gioiosa e capace di saper offrire a tutti/e un lavoro e un salario dignitosi, una casa e quei beni materiali necessari alla sopravvivenza, insieme però al tempo libero per se e gli altri, per studiare e far l'amore, ad una qualità della vita sostenibile, all'accesso alla cultura e all'istruzione.
Una bella sfida culturale questa lanciata all'inconcludente, asfittico, mondo della Politica capitolina e papalina, da una attenta e colta associazione di quartiere, la Rete Cinest.