Roma
I debiti di Roma hanno rilanciato Milano. La teoria del Pd Morassut
Pressione fiscale e servizi sempre più scadenti: la verità secondo Morassut in un post che profuma di libro
Roma travolta dai debiti, le colpe della sinistra radicale e di Alemanno, Berlusconi e gli ex Alleanza Nazionale di Fini, sino all'ascesa del Movimento Cinque Stelle “che, in questo modo, può oscurare e giustificare l'insipienza della gestione Raggi e della sua giunta”. Ex assessore all'Urbanistica con Veltroni, Roberto Morassut sceglie la via di Fb per riassumere in un post denuncia quella che ritiene la “colpa capitale”: aver demolito la stagione riformista.
Scrive il deputato Pd Morassut: “Occorrerebbe rileggere meno superficialmente alcune vicende italiane degli ultimi dieci anni. Tra queste un'attenzione particolare andrebbe rivolta alla questione del miliardario debito dell'amministrazione comunale di Roma per sanare il quale, nel 2009, sono state assunte tutta una serie di misure che hanno contribuito ad una profonda depressione economica della Capitale. Con l'elezione di Alemanno a Sindaco di Roma nel giugno del 2008 si inaugura una politica di attacco frontale alla stagione riformista di governo della Capitale che si era sviluppata tra il 1993 ed il 2008. Partecipano, con diversi approcci, a questa azione demolitoria sia la destra che la sinistra radicale. In quel momento stesso si forma un Governo nazionale che lega insieme, nel PDL, Berlusconi, Bossi e gli ex AN di Fini.
Il tema di Roma è un nodo importante per l'equilibrio politico interno del nuovo governo. Alemanno vuole segnare un risultato per Roma nelle politiche nazionali ma Bossi e gli interessi milanesi che pesano nel governo sono contrari. Si raggiunge alla fine un compromesso inquinato che segnerà la storia politica ed istituzionale della Capitale e che ancora oggi pesa enormemente sulla città. Alemanno ottiene un codicillo nella Costituzione che sancisce il ruolo di Roma come Capitale d'Italia e che muta la denominazione stessa del Comune di Roma che diventa, per l'appunto "Roma Capitale". Un pennacchio formale. Bossi, molto più sostanzialmente, ottiene la cancellazione della legge 396/90 per Roma Capitale che dal 1992 garantiva un trasferimento aggiuntivo alla città per gli investimenti in relazione a precisi obiettivi definiti dalla legge e collegati al ruolo di Capitale ( cultura, infrastrutture, ambiente, università, risanamento urbanistico ).
Non solo. Alemanno costruisce una rappresentazione catastrofica del debito del Comune che viene calcolato in 22 miliardi di euro. Non era vero. In quel momento (come è stato poi riconosciuto in tutte le sedi istituzionali) il debito procapite di Roma è inferiore a quello di città come a Milano e Torino. Ma ad Alemanno occorre sventolare un mito negativo sulla stagione precedente di Governo. Ottiene da Berlusconi qualcosa che nessuno prima di lui aveva mai avuto. Il debito viene trasferito ad una speciale struttura commissariale ed il bilancio comunale viene "pulito" da ogni fardello. Per sanare il debito pregresso si stabilisce nella legge di stabilità del 2009 che fino al 2048 il Commissario Straordinario per il ripiano del debito pregresso potrà contare su una motivata disponibilità annuale pari fino a 300 milioni di euro dal MEF e altri 200 derivanti da un aumento dell'Irpef a carico dei romani. L'amministrazione di Roma Capitale può quindi godere, da quel momento, di condizioni di assoluta facilità di azione. Non ne approfitterà. Ma finirà per produrre altri 2 miliardi di debito con politiche clientelari nelle aziende e sprechi che porteranno le aziende capitoline al collasso cui oggi assistiamo. Le pesanti condizioni imposte dalle misure di rientro dal debito, unite alla negativa congiuntura economica a livello mondiale, contribuiranno a deprimere gravemente l'economia romana e gli investimenti pubblici e privati, sotto una pressione fiscale fortissima e in una città con servizi sempre più scadenti. La creazione di una narrazione catastrofica della situazione economica e finanziaria di Roma nel 2008 ha contribuito non poco a spostare verso Milano il baricentro degli interessi economici e finanziari nazionali e internazionali ed è stata quindi funzionale agli interessi prevalenti che in quegli anni agivano dentro il governo Berlusconi. Il tutto con la complicità delle destra romana che in cambio di un pennacchio e di una condizione di favore per le proprie politiche clientelari e di occupazione del potere favorì tutto questo.
Recentemente si è aperto un dibattito nuovo sul tema di Roma e del debito. È esatto il calcolo dell'entità di quel debito? Può essere sanato con azioni ordinarie? Si può operare per spostare sugli investimenti parte delle risorse che oggi vengono utilizzate solo per la spesa corrente ( sia come trasferimenti per il debito sia come extracosti riconosciuti per le funzioni di Capitale)?
Insomma, occorre rimettere in ordine la questione della situazione finanziaria della Capitale e delle misure giuste per affrontarla ma per farlo va affrontata una discussione politica vera sul passato. E cancellata la storiella del debito pre-2008 e il paradigma qualunquistico del "tutti uguali negli ultimi 20 anni", utile non solo alla destra per camuffare le sue responsabilità ma anche ad una certa sinistra radicale (che campa sulla rendita di questo alibi ) e al Movimento Cinque Stelle che, in questo modo, può oscurare e giustificare l'insipienza della gestione Raggi e della sua giunta.
È tempo di fare chiarezza. Soprattutto per i romani. E comprendere che anche sulla demolizione del ruolo di Roma nel paese è stato costruito il rilancio di Milano degli ultimi 10 anni.