I rapporti con Marco Milanese, collaboratore di Tremonti
Un passato come stimatissimo tenente colonnello della Guardia di Finanza, collaboratore implacabile del pm Antonio di Pietro e del pool milanese per le inchieste di Mani Pulite, poi a partire dal 2001 collaboratore dell'allora Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, Marco Milanese viene dipinto dalle cronache come l'uomo dal doppio volto, o meglio dalla doppia vita. Dopo un carriera limpidissima, Milanese infatti sembra ad un certo punto voltare pagina.
Simpatizzante di Forza Italia, alle elezioni politiche del 2008 per richiesta dello stesso Tremonti, viene candidato a deputato in Campania e viene eletto. Viene poi nominato anche vice coordinatore regionale del Pdl in Campania dal coordinatore regionale Nicola Cosentino. Ma è a Roma che il braccio destro di Tremonti, nel frattempo tornato come Ministro a via XX Settembre, si costruisce il suo piccolo regno. Nei corridoi dei palazzi si vocifera che se si vuole parlare con Tremonti bisogna passare per Milanese. Nel suo ufficio di Roma riceve professionisti e manager che ambiscono a lavorare nella pubblica amministrazione, gestendo nomine e posti di potere.
Poi la caduta: il 7 luglio 2011 il gip di Napoli dispone la richiesta di arresto nei confronti di Milanese per il reato di corruzione. L'accusa viene lanciata dall'avvocato Paolo Viscione, settantenne cervinarese che accusa di avere elargito allo stesso Milanese pagamenti non dovuti e costosi regali per un totale di circa un milione di euro: versamenti di danaro, orologi di pregio, gioielli, auto di lusso, viaggi e soggiorni turistici all'estero. Regali che sarebbero stati il corrispettivo della rivelazione di notizie riservate e dei successivi interventi volti a rallentare le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, con cui Milanese aveva buoni contatti, sulle società dell'imprenditore Viscione. Il 26 giugno 2011 Milanese rassegna le dimissioni da consigliere politico del Ministro dell'Economia, il 9 marzo 2012 la Procura di Napoli chiude le indagini rinviando Milanese a giudizio. Ma il 22 settembre 2011 la Camera dei Deputati a scrutinio segreto nega l'autorizzazione ad eseguire misure cautelari nei suoi confronti. Attualmente è in corso il dibattimento in prima grado.
Il nome di Milanese emerge anche in un'inchiesta sulla compravendita di una barca: al centro c'è proprio Fabrizio Testa, accusato di aver aiutato il deputato a procacciare un acquirente per il suo yacht facendo una “cresta” di almeno 250mila euro, per ottenere un appoggio che lo aiutasse a essere nuovamente confermato nel CdA di Enav. Cosa che però non avviene, mentre viene nominato dal Tesoro alla presidenza di TechnoSky.
Il 10 marzo 2013 inoltre la Procura di Roma indaga, in relazione al filone Enav su favori e nomine, Milanese insieme all'ex Ministro dell'Economia Giulio Tremonti per finanziamento illecito di un deputato per l'appartamento in via Campo Marzio in Roma dove Tremonti avrebbe alloggiato da luglio 2010 a luglio 2011 con l'affitto pagato da Milanese. L'ipotesi dell'inchiesta del pm Paolo Ielo è che l'imprenditore Angelo Proietti, titolare della Edil Ars, abbia pagato di tasca propria, tra 2008 ed il 2009, i 250mila euro di lavori eseguiti nell'immobile di 200 metri quadrati di via del Campo Marzio per entrare nelle grazie del ministro Tremonti e per consolidare il legame con Milanese. Il 28 marzo dello stesso anno il Tribunale di Roma lo condanna a 8 mesi di reclusione.
Ma le inchieste si moltiplicano: il 5 giugno 2014 l'ex deputato risulta tra gli oltre 100 indagati dalla Procura di Venezia per le tangenti sullo scandalo Mose. Secondo l'accusa avrebbe ricevuto una tangente di 500mila euro dal Consorzio Venezia Nuova per far sbloccare dal CIPE i fondi necessari per il Mose. Per l'accusa quella mazzetta Milanese l'avrebbe dovuta poi girare all'ex Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che tuttavia non risulta indagato. Il 4 luglio 2014 viene arrestato per corruzione in seguito all'inchiesta sul Mose. Il 2 febbraio scorso il pm di Milano Roberto Pellicano ha chiesto tre anni e mezzo di carcere.