Roma

Il bianco e nero di Spina: volti inediti dei protagonisti dell'antica Roma

“Volti di Roma alla Centrale Montemartini”: 60 foto in bianco e nero svelano aspetti inediti di 37 antichi personaggi

di Maddalena Scarabottolo

“Volti di Roma”: il bianco e nero di Luigi Spina dona una nuova vita a 37 antichi ritratti di epoca repubblicana e imperiale. Il progetto fotografico è in programma fino al prossimo 22 settembre presso il Museo Centrale Montemartini.

 

“Volti di Roma” propone una selezione di 60 fotografie in bianco e nero che sono in realtà ritratti di antichi volti in marmo. Il risultato del lavoro, costato circa quattro anni di ricerca, si può definire anche di tipo antropologico poiché sottolinea l'appartenenza di questo bagaglio culturale alla comunità romana. Il progetto è stato curato dallo stesso fotografo e da Claudio Parisi Presicce, i quali hanno analizzato in modo approfondito anche l'allestimento: le foto si snodano a piccoli tratti nelle varie sale del museo in prossimità dei soggetti che ritraggono, così da rendere evidenti le corrispondenze.

Le opere sono state realizzate con la tecnica del banco ottico e successivamente stampate a mano su carta baritata. I 37 volti che Spina ha esaminato sono tutti di epoca repubblicana e imperiale. Alcuni personaggi hanno un'identità già nota, altri invece sono degli ignoti, ai quali il fotografo concede nuovamente la possibilità di essere notati. Il bianco e nero è così vibrante da rendere visibile la grana del marmo, fino a far emergere quelle particolarità che identificano un soggetto piuttosto che un altro. La fotografia mette a fuoco, riporta alla luce, aspetti che a occhio nudo non saremmo mai riusciti a cogliere.

Spina afferma che il confronto oggettivo con la scultura attraverso un progetto dall'impostazione scientifica “diventa un'azione sociale e culturale perché va a valorizzare un patrimonio che è la nostra genetica. Il classico è una fede di tipo culturale che trascende i secoli”.

Questo viaggio nella nostra antica identità rende visibili quei tratti fisionomici che ci appartengono ancora, che sono rimasti indelebili nella genetica. Quando si cammina per strada e s'incrocia il viso di qualche persona, Spina dice che “è possibile riconoscere delle somiglianze con questi ritratti: sono i noi stessi di un altro tempo”.

Ogni aspetto dell'animo umano è immortalato in questa forza del marmo: una matrice per infinite possibili riproduzioni e rivisitazioni che annullano la distanza del tempo esorcizzando la morte.

L'opera di Luigi Spina s'inserisce molto bene negli spazi del Museo Centrale Montemartini poiché è un museo che annulla le distanze tra le varie epoche: accoglie opere dell'antichità romana in uno spazio dei primi del Novecento. Questo luogo diventa il palco perfetto per apprezzare quella luce che emerge dalle fotografie contemporanee e che riporta in vita il marmo inerme.