Roma

Il “Canaro” da assassino ed eroe. Il romanzo di Lugli sfida Garrone

Un libro svela la vera storia dietro il terribile fatto di cronaca

di Massimiliano Martinelli

Il Canaro, da assassino ad eroe della Magliana. I protagonisti della vicenda di Pietro De Negri svelano il fake “Dogman”, raccontando la vera storia dietro l'ultimo film di Matteo Garrone.

 

 

Ad arrivare dove neanche il grande cinema osa è Massimo Lugli, penna di punta della cronaca nera de “La Repubblica”. Un grande giornalista diventato grande autore di libri, prevalentemente romanzi gialli scritti anche grazie alla grande esperienza accumulata sul campo da giornalista. Al suo fianco negli ultimi due lavori Antonio Del Greco, storico dirigente di polizia nonché il primo agente a far confessare il Canaro. Un poliziotto di lungo corso prestato alla scrittura, capace di arricchire i racconti con dettagli e particolari inediti per chiunque altro. Un duo ben assortito che ha recentemente dato vita a “Il Canaro della Magliana – il romanzo”, un thriller inedito a trent'anni di distanza dall'ormai celebre fatto. La versione autentica, seppur romanzata, raccontata da chi quei terribili giorni dell'88 li ha vissuti in prima persona. Una “sfida” a distanza con il rivale Dogman,  l'apprezzata pellicola di Garrone uscita nelle sale quasi in contemporanea. A raccontare ad Affaritaliani le proprie sensazioni, testimonianze e verità sul Canaro, in veste di giornalista e scrittore, proprio Massimo Lugli.

 

Film e libro escono praticamente in concomitanza. La domanda è legittima: c'è stato un contatto con Garrone?

“No, è andata così: io e Antonio Del Greco, uno dei poliziotti più attivi in quegli anni, abbiamo scritto qualche anno fa 'Città in mano armata'. Scrivendolo ci siamo resi conto di quanti casi vissuti in prima persona potevano diventare romanzo. Il 'Canaro' era uno tanti progetti, era in programma di lavorarci a 30 anni da quegli episodi. Poi però ci è arrivata la notizia su Garrone stava facendo il film, quindi abbiamo tentato di bruciare i tempi. Abbiamo dovuto fare i salti mortali per rispettare i tempi. Non credo loro sapessero che ci fosse un romanzo”.

Quali sono le differenze tra il suo libro e il film nelle sale?

“Noi abbiamo dovuto lavorare quasi di più di fantasia, paradossalmente. In un film puoi sfruttare molto le immagini, in un libro ovviamente no. Ci siamo resi conto che la vicenda investigativa era durata appena due giorni, quindi abbiamo puntato su una storia d'amore per riempire 300 pagine. Questa è la vera trama centrale, il 'Canaro' si trova nella parte centrale. Nell'appendice però noi abbiamo messo il verbale originale della sua confessione. È un dettaglio particolare, che all'epoca fece impressione. Il magistrato che lo ascoltò per la prima volta rimase sconvolto”.

Quando capì che era un caso speciale?

“Dalla dinamica. Sulla quale non alcun dubbio: è stato lui e da solo. Diciamo che a Roma la mutilazione rituale non è mai esistita. La banda della magliana bruciava i corpi per coprire le tracce, ma non torturava. L'unico caso simile fu quello di una donna trovata eviscerata nei pressi del Divino Amore, la testa non fu mai trovata. La mutilazione post-mortem non è insolita, ma la tortura non appartiene alla 'cultura' italiana. Si capì subito che non era un delitto di malavita, i criminali ti sparano in testa e fine”.

Qual è secondo lei il punto di forza di quella tragedia, diventata così famosa?

“La storia del 'Canaro' è tutta lì: il debole che vince contro il forte. Davide contro Golia. La ribellione di un omino piccolo contro un pugile, fatto letteralmente a pezzi. A me colpì molto come giovane cronista, andando sul posto, che non c'era nessuna pietà da parte della gente del quartiere. Mi colpì che tutti facevano il tifo per lui, sul luogo era addirittura apparsa una scritta che diceva 'A canaro sei tutti noi”.

Ha già visto il film?

“Purtroppo no, anche se sono un grande fan del lavoro di Garrone. Devo dire che probabilmente il suo film è meno aderente, lui si ferma un po' prima. Noi cambiamo i nomi, ma il nostro è più aderente alla realtà. Grazie a Del Greco abbiamo descritto come ci si muove, come si parla, come ci si veste nella polizia. Il personaggio centrale, Angela, è una polizotta, è questo il nostro elemento centrale”.

Nel caso volessi sapere il più possibile sul “Canaro”, vedo il film o leggo il libro?

“Leggi il romanzo. Ma questo non toglie nulla a Garrone”.