Roma
Il Cenacolo torna ai Musei Vaticani. Nuova vita per il capolavoro di Leonardo
L'arazzo dell'Ultima Cena di Leonardo è stato restaurato ed è esposto nella sala VIII della nuova Pinacoteca Vaticana
di Maddalena Scarabottolo
Musei Vaticani: l'arazzo dell'Ultima Cena di Leonardo è finalmente esposto all'interno della nuova Pinacoteca Vaticana. Il restauro ha concesso all'opera una nuova vita riportato in luce i colori, l'oro e la seta.
Ai Musei Vaticani continuano le celebrazioni per il cinquecentenario di Leonardo Da Vinci. Dopo più di un anno e mezzo di restauro, l'arazzo dell'Ultima Cena di Leonardo è tornato a splendere nell'ottava sala della nuova Pinacoteca Vaticana. Qui, accanto agli arazzi e alle tre pale d'altare di Raffaello, mostra di nuovo tutta la forza e la maestosa bellezza. Si rimane davvero senza fiato di fronte ai colori finalmente puliti e nitidi, e agli innumerevoli dettagli, che ora si possono nuovamente apprezzare.L'arazzo è presente nelle collezioni vaticane dal 1533, quando Francesco I di Francia lo dona all'allora papa Clemente VII in occasione delle nozze tra Caterina dé medici ed Enrico II, figlio di Francesco I.
Dal 6 giugno al 2 settembre, per la prima volta da quel 28 ottobre 1533, l'arazzo tornerà in Francia per essere ammirato in occasione della mostra “La Cena di Leonardo da Vinci per Francesco I: un capolavoro in seta e argento”, presso il Castello di Clos Lucé ad Amboise, dove Leonardo morì il 2 maggio 1519. Sempre in occasione delle celebrazioni leonardesche, il capolavoro sarà in seguito esposto a Palazzo Reale a Milano, dal 7 ottobre al 17 novembre.Le procedure e gli studi eseguiti per restaurare il celebre arazzo hanno consentito di restringere il campo della datazione a partire dallo stemma pertinente alla tessitura, che prima del restauro si pensava fosse un'aggiunta. L'ipotesi è che la manifattura sia stata realizzata dopo il febbraio del 1516, durante quindi la presenza di Leonardo in Francia (1517-1519).Alessandra Rodolfo, che ha diretto l'intervento conservativo, ha sottolineato che con “questo non si vuole dire che l'opera sia di Leonardo, ma si ipotizza una sua supervisione”.La riproduzione del cenacolo è molto vicina all'originale, di Santa Maria delle Grazie a Milano, soprattutto per quanto riguarda le dimensioni, le caratteristiche delle figure e i particolari della tavola imbandita.
L'arazzo, che fu tessuto con molta probabilità nelle Fiandre su cartone di un artista lombardo, rappresenta una delle prime copie del capolavoro di Leonardo. Le riproduzioni della celebre opera vennero realizzate per soddisfare la nomade corte francese, la quale desiderava portare nei suoi diversi spostamenti, da una residenza all'altra, un'opera che non poteva altrimenti essere trasportata.Il prezioso manufatto venne realizzato su commissione di Luisa di Savoia e del figlio Francesco I: particolare ben evidenziato dalla bordura lavorata secondo simbologie legate ai reali e giochi d'intrecci delle rispettive iniziali.
Chiara Pavan, che ha guidato il restauro conservativo realizzato dal laboratorio dei Musei Vaticani, ha spiegato che “si è dovuto intervenire su un tessuto molto usurato determinato da trama e ordito completamente in seta. Inoltre a complicare le operazioni sono stati anche i precedenti interventi di restauro, ormai integrati al supporto retrostante”.Il laboratorio ha deciso di intervenire primariamente con una pulitura a secco e meccanica su tutti i 45 metri quadri di superficie e intervenire in seguito con un consolidamento ad ago. L'intervento ha interessato il fronte e il retro dell'opera proprio per dare maggior sostegno al capolavoro una volta tornato in esposizione.
Per il consolidamento frontale è stato utilizzato un tulle in nylon, molto trasparente, morbido ed elastico, che è stato tinto e sagomato in base alle zone da supportare e da ravvivare.L'ultimo elemento molto importante per garantire una buona fruizione dell'opera è stata la foderatura a rombi, grazie alla quale le varie tensioni, dovute alla sospensione, sono state ridistribuite.