Roma

Il Comune "cuoce i rom a fuoco lento". Termosifoni accesi al campo: la denuncia

“Arrostiti vivi”: l'espressione è un po' forte ma rende l'idea, con le parole di una persona che ci abita dentro, della situazione infernale all'interno dell'ex-cartiera di via Salaria, gestita dalla Casa della solidarietà, diventata da qualche anno uno spazio per centinaia di rom sgomberati dai campi abusivi della Capitale.
La struttura venne inaugurata ai tempi della giunta Alemanno. “Ci sono ancora i termosifoni accesi – dice una mediatrice culturale del centro, Eva Maruntel – all'interno della struttura si raggiungono i 50 gradi di calore e nessuno del Comune si prende la briga di spegnerli”. Oltre ad essere uno spreco sconsiderato di denaro, sottolinea la donna, “là dentro c'è gente malata che non può resistere a condizioni climatiche di quel tipo”.
Già un mese fa erano state inviate lettere al Dipartimento per gli Affari sociali del Comune di Roma. “Ma non abbiamo avuto risposta”, dice la Maruntel. Dall'assessorato capitolino di Francesca Danese fanno sapere che un primo sopralluogo era stato fatto, nelle scorse settimane, per risolvere la situazione ma il problema, dicono, è che “i termosifoni sono collegati agli scaldabagni dell'acqua calda e quindi spegnendoli si toglierebbe la possibilità per gli ospiti di usufruire di una doccia”.