Roma
Il Comune di Roma fa miracoli: non basta 1 anno per revocare una concessione
La lite amministrativa tra Campidoglio e Federazione Bocce sul villaggio del Torrino ferma al palo. La Commissione sport si arrende e prende altro tempo
Campi di bocce, poi un minihotel di lusso con 15 stanze, una sala gigantesca per eventi aziendali e feste private, l'organizzazione all inclusive di eventi speciali, un bar, una tavola calda e un ristorante e i gonfiabili per i bambini. Benvenuti a Eurcity, ufficialmente Centro tecnico Federale della Fib, Federazione italiana bocce, molto di più villaggio vacanze, centro massaggi, palestra e hotel con ristorante prenotabile su The Fork e tutto al Torrino, quartiere elegante adiacente l'Eur.
Il business center Eurcity, parte dalle bocce e dalla passione e solo per metterci la firma la Federazione incassa oltre cinquantamila euro l'anno grazie ad un meccanismo che consente di lanciare le sfere pagando al Comune di Roma, che è il proprietario dell'impianto, 30 mila euro di oneri, mentre grazie a un subappalto dei servizi ne incassa 80 mila. Insomma, quel cartello che recita Fib-Centro tecnico Federale, vale 50 mila euro e più.
E la Fib sorride, lo fa anche quando il Comune di Roma si accorge dopo due anni che il Centro è un villaggio vacanze e minaccia con una nota ufficiale il 5 luglio del 2019, l'avvio del procedimento di decadenza della concessione. Insomma, secondo Roma Capitale, dipartimento Sport, assessore Daniele Frongia, la Federazione bocce non può usare un centro tecnico federale come se fosse una Waltur nella zona “in” di Roma Sud e trasformare una concessione a canone ridotto in un'occasione di business. Questo secondo il Campidoglio, che notifica una serie di contestazioni, partendo dal presupposto che la Fib non può cedere la gestione del patrimonio in subappalto perché vìola i regolamenti e disciplinari capitolini. E visto che a beneficiare del “villaggio” c'è una Srl cioè una società di capitali che si occupa di business, è evidente che al Comune i conti non tornano. Così scrive e minaccia la decadenza della concessione divenuta tale durante il commissariamento che ha preceduto l'elezione di Virginia Raggi sindaco.
Con una solerzia da manuale dell'efficienza, la Fib replica al Comune, spiegando punto per punto tutte le giustificazioni che renderebbero vano il procedimento di decadenza e partendo dall'assunto principale: “La Fib concessionario di servizi non è tenuta al rispetto del Codice degli appalti pubblici”, con buona pace del Comune che è proprietario degli impianti e dei romani che li hanno pagati con le loro tasse. Ora, in un Paese civile lo scontro tra due soggetti si risolverebbe in tempi certi ma a Roma no. Il Comune tace per un anno sino a quando martedì scorso, il “bubbone bocciofila” trasformato in villaggio vacanze, approda alla Commissione Sport presieduta da Angelo Diario. E qui l'imbarazzp è forte, perché dopo aver ascoltato in silenzio le meraviglie di Eurcity e la possibilità della bocciofila del Coni di fare dell'impianto pubblico ciò che vuole, i burocrati del Comune compiono il miracolo all'italiana. Il direttore dell'impiantistica sportiva comunale l'architetto Roberto Ziantoni, si appresta a riempire i sacchetti di sabbia a difesa del Comune, incapace in un anno di chiudere una vertenza. E questo perché sull'affaire Centro federale Coni-Fib pende un'inchiesta penale contro la precedente gestione del centro perché aveva affidato la gestione di alcuni servizi di accoglienza ad una società dilettantistica sportiva controllata dalla famiglia del presidente Fib allora in carica. Una gestione contestata dai nuovi vertici con una specifica accusa di violazione del Codice degli appalti. Insomma, nel tripudio di gestioni familistiche e business oriented, la Federazione Bocce, a seconda della convenienza una volta deve sottostare al Codice degli appalto, una volta no. E il Comune dopo aver preso coscienza dello scenario da parte del legale che cura la difesa dell'ex presidente, accetta di buon grado la trasmissione delle carte da parte dell'avvocato difensore.