Roma

Il Coronavirus ha ucciso il terziario: 47mila posti di lavoro persi nel Lazio

Il dossier Uil Lazio-Eures descrive un'economia regionale, specie il terziario, in ginocchio per le norme anti-coronavirus. I danni peggiori a Roma

di Claudio Roma

E’ la situazione peggiore dell’ultimo trentennio, commenta la Uil Lazio. Nella nostra regione il Coronavirus ha avuto un impatto devastante con la sparizione di 47 mila posti di lavoro e un decremento di oltre il 2% rispetto all’anno precedente. A farne le spese è soprattutto il mondo del terziario, il più coinvolto nelle chiusure e nella sospensione delle attività.

Basti pensare ai settori dei servizi alla persona, alla ristorazione e all’intera filiera turistico - ricettiva che, tranne la breve pausa estiva, hanno visto azzerare o quasi la propria attività. Tanto che tra il 2019 e il 2020 hanno registrato una perdita di 62 mila unità, concentrati soprattutto nei settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione. Per avere una contrazione analoga bisogna retrocedere fino al 1994, anno di svalutazione della lira. I dati emergono dal dossier sull’occupazione al tempo della pandemia elaborato dalla Uil del Lazio e dall’istituto di ricerca Eures, sulla base dei dati Istat.

Il dramma di Roma

Nel Lazio è la Capitale a perdere il maggior numero di occupati (-2,8%), seguita da Rieti (-1%), Latina (-0,6%) e Viterbo (-0,3%). Frosinone invece è l’unica provincia a registrare un incremento. E mentre il terziario soffre, l’industria “in senso stretto” invece registra un più 8,4%, ovvero 18 mila occupati in più, a fronte di una variazione opposta nell’edilizia (-6,1%, pari a meno 7.700 occupati in termini assoluti). In forte crescita anche gli occupati dell’agricoltura: +8% (+4.300 in termini assoluti).

“Una situazione allarmante - dice il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica - cui bisogna porre rimedio al più presto. Sono migliaia purtroppo i lavoratori che hanno assistito  improvvisamente al crollo della propria attività senza poter fare nulla. Molti di loro hanno chiuso definitamente, altri cercano di sopravvivere anche grazie ai ristori che oltre però a non rappresentare una soluzione sono stati spesso incostanti e non accessibili a tutti. Basti pensare ai tanti lavoratori precari la cui scadenza del contratto ha coinciso con l’inizio della pandemia e che quindi non hanno potuto beneficiare dei provvedimenti del Governo, passando così dalla precarietà alla disoccupazione vera e propria”. Si tratta soprattutto di lavoratori a termine della ristorazione, del turismo - basti pensare al mondo delle guide turistiche -  delle agenzie di viaggio, ma anche della cultura, delle palestre. Settori in cui i contratti a termine rappresentano la maggioranza assoluta.

In totale, il tasso di occupazione regionale perde un punto percentuale rispetto all’anno precedente, attestandosi al 60,2%. Tale dinamica è determinata in primo luogo dalla variazione negativa di Roma - che perde 1,7 punti attestandosi al 62,4% - e, secondariamente da quella di Rieti, mentre un netto incremento del tasso di occupazione si rileva a Frosinone (+2,3 punti), il cui tasso (50,5%) resta tuttavia il più basso della regione.

La questione giovani-donne

Sono ancora una volta le donne a pagare maggiormente i costi della pandemia: tra il 2019 e il 2020, infatti, le lavoratrici nel Lazio sono diminuite del 3,1%, riducendosi di 33 mila unità, a fronte di una flessione più contenuta tra gli uomini, pari al meno 1,1%. Ciò significa una contrazione del tasso di occupazione, pari a -1,5 punti percentuali (dal 53,6% al 52,1%) a fronte di -0,5 punti tra gli uomini (dal 69,1% del 2019 al 68,6%), raggiungendo il gender gap i 16,5 punti (era pari a 15,5 nel 2019). E a subire il calo più sostenuto sono soprattutto le lavoratrici dell’area metropolitana di Roma (-4% e -34 mila unità contro -1,7% e -17 mila), seguite dalle colleghe di Viterbo (-3,8% contro il +2,1% degli uomini) e Rieti (rispettivamente -3,6% e +0,6%).

Peggiore, per quanto possibile, la condizione dei giovani che hanno assistito a un calo dell’occupazione pari al 7,1% con una perdita di oltre seimila occupati, mentre reggono gli over cinquanta (+3%) soprattutto per via dell’allungamento dei requisiti di accesso alla pensione, delle maggiori tutele di queste fasce di lavoratori e del cospicuo ricorso alla cassa integrazione. Contemporaneamente aumentano i soggetti beneficiari del reddito di cittadinanza passati nell’ultimo anno da 202.300 nel 2019 ad oltre 310.000. Allarmante il dato della disoccupazione giovanile che nella nostra regione raggiunge il 32,2%, mentre l’indicatore risulta stabile a livello nazionale. A preoccupare sono soprattutto le situazioni di Latina, con un tasso di disoccupazione giovanile del 33,8% (+4,4 punti sul 2019), e di Roma (33% e +3,8 punti). Dati a cui si aggiunge il forte incremento di chi, a causa della pandemia, ha completamente smesso di cercare lavoro.

“Anche in quest’emergenza - conclude Civica - sono i soggetti più deboli a pagarne le conseguenze: le donne e i giovani, ovvero le categorie da sempre meno garantite purtroppo. Il maggior ricorso al part time da parte delle lavoratrici, l’instabilità contrattuale dei giovani hanno rivelato tutto  l’effimero di un mondo del lavoro che in questi anni ha precarizzato contratti e nuovi rapporti penalizzando oltre misura sia le singole situazioni sia l’intera economia che a lungo termine non può assolutamente reggere su un sistema precario e senza garanzie. Ci auguriamo almeno che questa crisi possa aver fatto comprendere che bisogna lavorare seriamente sulle politiche lavorative, puntando sulla qualità e la stabilità, non certo sul risparmio a breve termine”.