Roma
Il fagiolo carne, “l’oro” di Fabrica di Roma. A Oriolo Romano è tempo di funghi porcini
Possono dei “semplici” fagioli trasformarsi in monete preziose? Sì, basta tornare indietro nel tempo a Fabrica di Roma, dove questo legume povero veniva addirittura usato come pagamento in natura per il canone di locazione dei terreni che i contadini ricevevano in affidamento. E non si parla di un fagiolo qualsiasi, ma del “faciolo carne”, semenza autoctona di questa cittadina dei Viterbese che è stata recentemente riscoperta dopo aver rischiato l’estinzione; un prodotto ricco di vitamine, proteine, amidi, fibre, zuccheri, calcio, ferro e fosforo che ha rivestito per tanti secoli un ruolo centrale nella tradizione gastronomica di intere generazioni. Ma, soprattutto, un legume capace di esaltare il gusto di tantissime ricette, come sarà possibile scoprire dall’11 al 13 settembre alla “Sagra del fagiolo carne”, giunta alla terza edizione. Per tre sere consecutive a Fabrica di Roma saranno serviti l’antipasto del faciolo, gnocchetti co’ i facioli, facioli, cozze e cime di rapa, facioli co’ le cotiche e co’ le sarsicce. Ne saranno cucinati circa 4 quintali su 10 quintali totali che il territorio di Fabrica di Roma produce, l’Arsial lo ha infatti riconosciuto come un legume in via di estinzione. Sarà insomma difficile restare indifferenti di fronte al gusto dei legumi locali, celebrati già in una rivista dei primi del Novecento: “V’è un paese del Viterbese – Fabbrica di Roma – dove i fagioli, di varietà piccola e colorata, sono squisitissimi. E là non mangiano, o per lo meno fino a qualche anno fa non mangiavano, altra cosa che essi. La piluccia di quella minestra borbottava sul fuoco tutti i giorni per il pasto serale; eppure, niente disturbi intestinali, né flatulenze! Il segreto era questo: li condivano col finocchio”.
Da un prodotto della tradizione contadina a una specialità “nobile” apprezzata già dagli Antichi Romani, il passo è breve: sempre nel Viterbese, ma questa volta a Oriolo Romano, è in programma dall’11 al 13 settembre (e poi ancora dal 18 al 20) la Sagra del Fungo Porcino. Pochi lo sanno, ma furono proprio i nostri antenati a chiamare questa specialità “suillus” per il loro aspetto massiccio. Per due fine settimana, nella splendida cornice di piazza Umberto I°, trasformati in una deliziosa crema i porcini nobiliteranno le bruschette; saranno poi il condimento ideale delle fettuccine, nelle due versioni con e senza ragù, e l’ingrediente principale di una prelibata zuppa con i fagioli; fra i secondi, si potrà scegliere fra lo spezzatino e l’arista ai funghi porcini, e ancora fra il particolare hamburger con crema ai porcini e i funghi fritti. Grazie all’accordo con l’Associazione Italiana Celiachia, inoltre, anche gli intolleranti al glutine potranno gustare ogni sabato e domenica queste specialità; e anche chi ama i piatti più classici non resterà deluso con bruschette olio e sale (con o senza aglio), fettuccine al ragù, braciola, salsiccia e ventresca alla brace, patatine fritte e dolci. I funghi porcini saranno in ottima compagnia con la pasta fatta in casa, l’olio, il vino, le carni, i formaggi e i dolci, tutti prodotti a chilometro zero provenienti dalle aziende del territorio.
Sarà infine un percorso “da piazzetta a piazzetta” - come recita il nome della fortunata manifestazione - quello che attende sabato 12 settembre i visitatori di Poggio Moiano: il centro storico del paese in provincia di Rieti si vestirà a festa e nelle antiche cantine, riaperte per l’occasione, dalle 19.30 in poi i visitatori potranno scegliere fra un’accurata selezione dei migliori prodotti della zona e di ricette basate sull’olio extravergine d’oliva.
Rubrica a cura di Fuoriporta