Il fake film di Sergio Leone nel libro di Tornatore. La storia mai raccontata
Dopo “C’era una volta in America”, Leone avrebbe voluto girare un film sull'Assedio di Leningrado
di Patrizio J. Macci
Il primo fake film della storia del cinema del quale tutti parlano da quasi trent’anni ma che non è stato mai sceneggiato e tantomeno girato.
E’ “I 900 giorni di Leningrado”, la pellicola che Sergio Leone aveva in mente di realizzare subito dopo “C’era una volta in America” e del quale ha lasciato il testimone al regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore. "Peppuccio" racconta le vicissitudini della scrittura del soggetto del film e pubblica la sua sceneggiatura in uno splendido libro edito dalla Sellerio: Tornatore-De Rita “Leningrado”, con una lunga nota iniziale firmata da Tornatore che è un libro nel libro. Non è una sceneggiatura di Leone smarrita o andata distrutta, semplicemente non esiste ma come parecchie cose che non esistono, legioni di persone ritengono che prima o poi salterà fuori.
Quando morì il 30 aprile 1989 per un infarto, Leone era al lavoro su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale da parte delle truppe di Hitler; il Fuhrer consigliato dai suoi generali decise di prendere la città per fame circondandola e aspettando. Secondo i suoi consiglieri in un anno, isolati dal mondo, senza rifornimenti i leninburghesi avrebbero dovuto arrendersi. Invece così non fu e l’assedio durò 900 giorni con la sconfitta dell’esercito nazista e perdite umane ingenti da tutte e due le parti. Una delle pagine più drammatiche del Conflitto sul quale a parte qualche film propagandistico non era stato girato mai nulla. Tornatore si innamora del progetto credendo inizialmente, leggendo la pubblicistica in circolazione, che almeno una bozza del soggetto firmato da Leone esistesse veramente. Grande è stato lo stupore quando a casa del figlio di Leone ha scoperto che tutto quello che era stato scritto dal regista sul film erano tre paginette scarne: l’abbozzo della scena iniziale che raccontava l'idea ai produttori per convincerli a finanziare il progetto. La morte era stata più rapida della sua penna. Il regista celebre in tutto il mondo per i suoi spaghetti western narrava quell’incipit in maniera così convincente, dilatando il racconto e arricchendolo di particolari (la scena è presente nel libro ed è di una potenza visiva memorabile) al punto da far pensare che avesse lo script dell’opera pronto sul tavolino della sua scrivania.
A questo punto entra in scena Tornatore che ne rimane fatalmente contaminato e dedica cinque anni della sua vita tra sopralluoghi in Unione Sovietica, ricerca di materiale documentale contatti con produttori che appaiono e scompaiono, tagli del budget, revisioni infinite della sua versione de l'Assedio. I finanziatori interessati a leggere la sceneggiatura di Tornatore cadono come birilli uno dietro l'altro. A un certo punto viene scelta anche la protagonista femminile (Nicole Kidman) che accetta, Ennio Morricone avrebbe dovuto scrivere le pagine di commento musicale ma l’inizio delle riprese sfuma per l’ennesima volta. A metterci una pietra sopra con un concetto spietato ma profondo è Goffredo Lombardo della Titanus, che spiega perché un film simile non potrà mai essere realizzato. E’ inutile discettare se Leone ci sarebbe riuscito, un autore che riesce a convincere i produttori a fare un film solamente narrando la scena iniziale può realizzare quello che vuole. Anche creare la leggenda di un film mai scritto.
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