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Roma
Il futuro dell'ortopedia? Nella biologia: il “gotha” mondiale a Roma

Il futuro dell'ortopedia è nei segreti della biologia: le tecnologie basate sui processi cellulari saranno fondamentali per passare dal concetto di sostituzioni a quello di ricostruzione.

Le nuove vie della medicina, in particolare dell'ortopedia, al centro della la 37edizione del Congresso Mondiale di Ortopedia che porterà a Roma i più importanti ortopedici del mondo. Organizzato da SICOT (Società Internazionale di Chirurgia Ortopedica e Traumatologica), dall'8 al 10 settembre, torna nella capitale dopo 80 anni di assenza, presso il Rome Marriott Park Hotel in via Colonnello Tommaso Masala, 54.

Il Presidente del Congresso, il Professor Francesco Falez, che lavora a Roma come Direttore della UOC di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Santo Spirito ed è Responsabile del Trauma Center e dell'Ortopedia del Rome American Hospital, spiega: “Il mio obiettivo era ridare alla nostra ortopedia l’importanza che merita. Per tale motivo, mi sono impegnato in prima persona affinché il nostro Paese tornasse ad ospitare, dopo 80 lunghi anni di assenza, i lavori del Congresso. Veder realizzato questo traguardo significa per me aver ricevuto il giusto riconoscimento al contributo che l’Italia ha dato nel tempo all’ortopedia. Aver vinto su Valencia, Bruxelles e Città del Capo, città concorrenti candidate, è per me motivo di orgoglio”.
Nata come SICO nel 1929 a Parigi, la Società Internazionale di Chirurgia Ortopedica, nel’36, per volontà del Professor Vittorio Putti, tra i padri fondatori, diventa SICOT, aggiungendo la “T” di Traumatologia (ad indicare un qualcosa che stava assumendo un ruolo sempre maggiore nella disciplina). In quello stesso anno il Congresso viene tenuto a Roma e Bologna per la prima e l’ultima volta. Attualmente la Società vanta ben 30mila iscritti e, se sicuramente negli anni passati le scuole dei diversi Paesi che la compongono tendevano ad un individualismo che portava ad uno sterile isolazionismo culturale, forse proprio grazie a SICOT e ai suoi fondatori, si è costruito un percorso che oggi ha raggiunto una convergenza globale e che punta sempre più ad annullare le differenze di conoscenza tra un Paese e l’altro. Mission anticipata proprio da Putti, che parlava di “mettere insieme tutti coloro che si dedicano all’ortopedia nel mondo, per contribuire ad un più rapido progresso di questa disciplina e ad una più ampia diffusione delle tecniche ortopediche”.

L’appuntamento romano punterà a coprire tutto lo scibile dell’ortopedia e delle sue specialità, dalla chirurgia del piede ai tumori, dal rachide alle protesi, fino all’ortopedia pediatrica e alla biologia. Se l‘ortopedia in passato si è avvalsa prevaletemene della biomeccanica, per quanto riguarda lo sviluppo delle procedure e dei presidi necessari alla loro realizzazione, oggi indiscutibilmente, tutto l’interesse è rivolto alla biologia. Quindi a tutte quelle tecnologie che, basandosi sull’impiego di processi cellulari, sono in grado di fare interventi di ricostruzione, anziché di sostituzione.

Durante la tre giorni si darà grande spazio alla traumatologia. Su circa tremila lavori calendarizzati, 500 riguarderanno il trauma e verranno svolti con un programma unico di tre giorni preceduto da un corso sul Management del politrauma, previsto il giorno prima dell’inaugurazione, durante l’“Educational day“ dedicato alla formazione dei più giovani. Contemporaneamente, le 13 sale coinvolte andranno avanti con argomenti e lavori tematici, che proseguiranno fino a programma scientifico esaurito.
In tutto, sono ben 3030 le relazioni inviate per il Congresso, ciascuna con una specialità diversa e che, insieme alle presentazioni orali, verranno sottoposte all’attenzione dei partecipanti. Notevole e importante è la presenza, per numero di abstract, dell’Italia, con oltre 200 interventi su un totale di oltre 3mila. Dato che pone lo Stivale al IV posto tra i 97 che parteciperanno, preceduta solo da India, Regno Unito e Giappone. Ancora, 37 simposi approfondiranno diversi argomenti e daranno ampie possibilità di aggiornamento su tematiche di grande attualità.

Ma la vera novità di questa edizione riguarda i cosiddetti “Hands on courses“, ossia lezioni principalmente pratiche, con possibilità di applicare quanto appreso nelle relazioni. Approfondendo tutti gli aspetti della materia, il Congresso punta a favorire quanto più possibile uno scambio di esperienze e conoscenze tra loro a volte lontanissime. Basti pensare a tutti i Paesi dell’Africa o del Medio Oriente. Promuovendo un’esperienza che abbatta tutte le barriere geopolitiche e invitando ad una partecipazione ampia, si intende realizzare la volontà già espressa dal Prof. Vittorio Putti su quella che doveva essere la mission della SICOT.

Nel corso del Congresso, il Professor Falez terrà diversi interventi. Specializzato nella protesi d’anca, il Primario che opera quotidianamente tra il Santo Spirito in Sassia e il Rome American Hospital, parlerà del ruolo dell’Italia rispetto alla chirurgia protesica dell’anca. “Il nostro Paese a tutt’oggi, insieme agli inglesi, ha dato il contributo maggiore in termini di strumenti innovativi utilizzati da noi e all’estero per la chirurgia protesica dell’anca”, spiega il medico.
Durante la tre giorni, una seduta sarà dedicata infine ai Paesi in via di sviluppo, un’area che da sempre vede il Professor Falez impegnato in prima persona come membro di F.I.M.A.C. onlus, specializzata in missioni umanitarie in strutture ospedaliere del Burundi (per informazioni sul Congresso: http://www.sicot.org/rome).

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