Roma
"Il Giubileo non si tocca. No al marketing della paura"


di Fabio Carosi
"Posticipare il Giubileo? Piuttosto ci vorrebbe una mobilitazione contro quegli opinion leader con i loro messaggi irrazionali costruiscono ad uso e consumo personale il marketing della paura".
Maurizio Fiasco, criminologo e sociologo specializzato in ricerca e formazione sulla sicurezza pubblica, già consulente dell'Antimafia e ora al lavoro con l'Istud fondato da Angelini, Assolombarda, Dompé, Intesa San Paolo, Generali e Telecom proprio per studiare i fenomeni che mettono a rischio la società contemporanea, replica con lucidità alla componente emotiva che vorrebbe rinviare l'Anno Santo della Misericordia per la paura di un "dopo Parigi".
"Tanti anni fa Radio Radicale lasciò aperta la segreteria telefonica e registrò un diluvio di umori - spiega - twitter è un po' così c'è di tutto, compreso chi vorrebbe spostare il Giubileo che è un'emerita sciocchezza. Semmai le risposte devono andare in senso contrario. Ma vediamo di capire perché Roma non ha paura e non deve avere paura".
Sì dottor Fiasco, cerchiamo di capire come ci si deve comportare di fronte a eventi che paralizzano il mondo...
"Il teorema bizzarro è legato ai ritardi nella preparazione del Giubileo, perché si ritiene che gli apparati di sicurezza siano come le buche. Noi siamo da sempre abituati a grandi eventi, Roma è la città dei grandi eventi e i dispostivi tecnici e organizzativi esistono da anni, ragion per cui non c'è motivo per rinviare un bel nulla. I piani esistono e vanno solo aggiornati in virtù del fatto che ci troviamo di fronte all'evento eccezionale tra gli eventi eccezionali e alla sua durata".
Ma lei non ha provato paura?
"Non posso provare paura perché in me scatta la mediazione razionale. Il pericolo va raccontato per evitare il vecchio teorema della Protezione Civile che voleva si tacessero i fatti alle popolazioni per evitare il panico. Oggi siamo di fronte al consenso informato come per le malattie, dobbiamo invece raccontare cosa potrebbe accadere e come ci si deve comportare seguendo modelli chiari".
Ma esiste un rischio Giubileo?
"Esiste un rischio terrorismo in un Paese che ha vissuto trenta anni di terrorismo, che ha visto il 2 agosto saltare in aria la stazione di Bologna con 84 morti, che ha visto le bombe sui treni e le stragi di mafia. Esiste un Paese che ha sempre combattuto il terrorismo e che ha anche vinto. Ed erano terroristi nostrani, non infiltrati da chissà dove e che avevano strutture organizzative sul territorio".
Allora come dobbiamo reagire?
"Riflettendo e pensando. Se si pensa che la sicurezza sia legata a dispositivi tecnici, allora non c'è motivo per rinviare un bel nulla. Piuttosto dobbiamo completare il quadro con contesti di controllo sociale, con quello che gli inglesi chiamano community policy e che significa attivare la società civile affinché eserciti una responsabilità attiva nel controllo del territorio in cui vivono in modo da affiancare alla polizia reattiva la polizia proattiva".
Ci spieghi meglio.
"Dobbiamo responsabilizzare la comunità nella vigilanza del territorio che non significa ronde o follie simili, ma alzare e sensibilizzare il loro livello di attenzione negli spazi in cui vivono e riempire gli spazi di sovranità pubblica".
Tradotto in parole ancora più semplici?
"Guardi, l'esempio è nel protocollo per il Giubileo della Camera di Commercio che presenteremo in settimana. Commercianti come protagonisti, negozi come sensori, come tante stazioni meteo per rilevare in tempo reale e capillarmente i segnali. Ogni fatto è preceduto sempre da un prima".
Torniamo al Giubileo. Paura o no?
"I pellegrini non sono hooligans, sono fedeli che arriveranno in modo organizzato, con prenotazioni, percorsi e organizzazione capillare. Ripeto i piani ci sono".
Un hashtag pro Giubileo?
"Due: #responsabili e #intelligenti".