Il grido d'aiuto dei giornalisti de Il Tempo. Salta il "concordato", si va al fallimento
Il centrodestra perde un punto di riferimento
di Claudio Roma
Quaranta giornalisti compresi i 10 dell'Abruzzo già in cassa integrazione; un piccolo esercito di collaboratori, 10 tipografi e diversi amministrativi e una tradizione di informazione legata alla città: per lo storico giornale di Roma, Il Tempo, suona la campana a morto. Secondo quanto risulta ad affaritaliani.it, il concordato preventivo avviato in Tribunale dalla società editrice che fa capo all'imprenditore Domenico Bonifaci starebbe per saltare sotto la pressione dei creditori (Inpgi e Agenzia delle Entrate) che non avrebbero accettato le condizioni, avviando di fatto il giornale alla procedura fallimentare che potrebbe prendere il via entro i prossimi 15 giorni. E il "no" alla rimodulazione di fatto congela la manifestazione di interesse della famiglia Angelucci che scade sì il prossimo 31 marzo, ma che in assenza di un concordato preventivo può essere formalizzata solo mediante l'acquisto in blocco della società editrice e dei suoi debiti che nel 2014 ammontavano a 13 milioni di euro e con la clausola che non devono cessare le pubblicazioni.
A lanciare l'allarme per Il Tempo è una delle giornaliste storiche che giovedì ha pubblicato sul suo profilo social un accorato appello corredato da un curriculum vitae. "Cari amici, purtroppo mi trovo costretta a mettere un bel curriculum su Facebook perché la mia azienda è in fallimento, Il Tempo, per davvero. Vi scrivo quindi cercando di evitare luoghi comuni, e mettendovi in lettura nei commenti, per evitare la solita mail, cosa che mi piace moltissimo. Di seguito trovate il mio curriculum vitae in formato brevis, sono aperta a nuove collaborazioni, sono un'acuta lettrice di libri e posso correggere bozze a-gogo, posso collaborare e soprattutto fare colloqui di lavoro per essere assunta! Spero che dalle vostre parti vada tutto bene, un saluto di buona giornata e vi aggiornerò sulle vicissitudini della mia carriera".
Oltre al patrimonio umano e storico che rischia di scomparire, si pone anche un serio problema politico per il centrodestra romano che rischia di perdere un'autorevole testata di riferimento in piena campagna elettorale.