Roma
Il grido di Prati, l'ex quartiere della Roma Bene. "Chiediamo protezione"
Gli sguardi sono turbati: Prati è un quartiere centrale di Roma, alle porte del Vaticano e non è abituato a omicidi come quello del gioielliere Giancarlo Nocchia freddato durante un tentativo di rapina settimana il 15 luglio scorso. La gente si ferma davanti al suo negozio. Alcuni lasciano un mazzo di fiori, altri si raccolgono in silenzio, altri ancora passano davanti e leggono i messaggi incollati al muro, accanto alla saracinesca abbassata. L'autoscuola che si trova a pochissimi metri dal luogo del delitto ha scritto: "Chiediamo con forza l'intervento concreto delle istituzioni per poter continuare a vivere e lavorare in sicurezza".
Al negozio di scarpe per donna a fianco alla gioielleria Nocchia apre la porta la signora Ilaria, che non si tira indietro di fronte alle domande. Di Giancarlo dice: "Era una persona molto gentile. Quando lo scorso mese di novembre ci rubarono di notte tutta la merce che avevamo lui ci diede dei consigli utili, suggerendo di installare un sistema di allarme e di sottoscrivere un contratto di assicurazione. Certamente - aggiunge - siamo piu' preoccupati di prima, anche se c'era gia' stata una rapina al supermercato qui vicino. Abbiamo aperto il negozio due anni e mezzo fa e pensavamo di stare in una zona tranquilla, con una banca davanti. Ma evidentemente non e' cosi'".
Il portiere di un palazzo signorile sulla strada tiene a sottolineare: "La situazione di degrado non riguarda solo Roma, ma tutta l'Italia. Quando si commette un reato di questo tipo bisogna andare in galera. Non mi sta bene il suicidio, bisogna scontare la pena".
Tra le persone che arrivano davanti alla gioielleria c'è anche Roberto, nipote di un antiquario della zona. "Mia zia ha gia' portato i fiori questa mattina. Qui i segnali di degrado ce li avevamo da tempo, basta pensare solo alla sporcizia nelle strade. Siamo ovviamente sotto choc". E commentando il suicidio di Caiazza, aggiunge: "In un Paese civile avrebbe dovuto scontare la pena, ma siamo in Italia e gli assassini escono facilmente dal carcere, quindi...".
Allo stesso modo la pensa Giulia, insegnante di una trentina d'anni che abita ad alcune centinaia di metri: "Un suicidio è sempre brutto, ma sono sicura che la sua pena sarebbe stata ridotta perche' era drogato o per qualche altra circostanza attenuante. Probabilmente sarebbe quindi uscito dalla prigione dopo uno o due anni. Ci siamo tolti l'indignazione che ci sarebbe stata in quel momento. Ad ogni modo - conclude - penso che il nostro quartiere sia abbandonato e le forze dell'ordine si vedono soltanto nei pressi del Vaticano".