Roma
Il maestro Covid molla i bambini: "Da 3 mesi senza stipendio, sono alla fame”
“Lascio la scuola e chiedo il reddito di cittadinanza. Se resto a casa almeno non spendo per lavorare e ci guadagno”
Assunto con contratto Covid come maestro elementare in sostituzione degli insegnanti di ruolo in malattia, ma da 3 mesi non riceve lo stipendio. E non sa neanche se e quando verrà pagato. Ora ha finito i suoi risparmi e deve decidere: o smette di mangiare pagare le bollette e con quel poco che resta fa il pieno per raggiungere la scuola che dista 50 chilometri, oppure, smette di insegnare e si cerca un altro lavoro.
E' la storia di S.A. 45 anni, laureato in sociologia, che nel novembre scorso ha risposto a una chiamata di una scuola in provincia di Roma e da allora segue una classe di 20 bambini. “Ragazzini un po' irrequieti ma adorabili – racconta ad affaritaliani.it – solo che io non ce la faccio più. Ho iniziato a lavorare con loro nel mese di novembre ma da allora non sono mai stato pagato. E oggi siamo al primo febbraio, il quarto mese di lavoro senza stipendio. Caro Stato ho finito i soldi e non posso più lavorare gratis. E' mai possibile che in questo Paese, dove la politica in piena pandemia si permette una crisi di Governo, dimenticare che esistono le persone, gli individui, i diritti minimi. Io mollo e chiedo il reddito di cittadinanza, almeno sto a casa e mi mandano i soldi”.
Ma le quanto dovrebbe prendere di stipendio?
“E che ne so, come detto non l'ho mai visto. Non solo non mi hanno pagato ma non ho mai avuto neanche un cedolino. E po nel mio contratto lo stipendio non era indicato”.
Ha chiesto informazioni alla scuola?
“Certo e con gentilezza mi hanno risposto che loro hanno inviato tutti i documenti ma che ci sono ritardi. A proposito di documenti: il certificato della mia laurea non me l'hanno mai chiesto”.
Ora cosa farà?
“Non lo so ho finito i soldi per lavorare, perché in questo Paese per lavorare devi avere i soldi. Se hai un P.Iva ti massacrano è meglio chiedere il Reddito di cittadinanza perché tanto le tre proposte non te le fanno e se non esci di casa almeno risparmi perché non spendi. Io faccio 50 chilometri al giorno andata e ritorno per andare al lavoro, in totale sono 500 a settimana. Capisco un ritardo, ma tre mesi di ritardo è troppo. E la mia non è l'unica situazione, tantomeno la più drammatica: ci sono insegnanti che si sono spostati da altre città per lavorare e non sono mai stati pagati. Nei prossimi giorni molleranno i bambini e torneranno a casa”.