Roma
Il mattone non tira più: zero investimenti. Roma finisce al 27esimo posto in Europa
Nel 2015 gli investimenti nel campo edilizio e più in generale nel real estate a Roma sono stati di 880 milioni di euro: una cifra molto bassa se paragonata a quelle delle grandi capitale europee e che fa sprofondare la Città Eterna al 27° posto in Europa considerando l'indice di attrattività di investimenti relativamente al real estate.
Il dossier preparato da Wikiroma mette in evidenza come a Milano sempre nel 2015 gli investimenti dell'edilizia siano stati cinque volte più grandi, pari a 4,4 miliardi di euro. Ancora più grandi gli investimenti a Londra dove si è raggiunta la cifra di 38 miliardi di euro con bel 70% di questi provenienti da investimenti stranieri.
"Decisiva è la capacità di attrarre investimenti dall'estero - si legge nel dossier - Roma negli ultimi 15 anni si è distinta per la totale incapacità di attrarre risorse, sia estere che istituzionali. Questi dati possono essere spiegati in gran parte dall'assenza di prodotti di qualità e dalla carenza di infrastrutture. Il real estate romano è diventato poco trasparente ed efficiente impedendo il realizzarsi di una serie di potenziali operazioni". Si parla di "scheletri urbani", la cui realizzazione ha o sta incontrando difficoltà. Secondo il dossier a Roma gli "scheletri urbani" in questione sono: gli ex mercati generali (il progetto di un centro polifunzionale è fermo dal 2003, le Torri Finanze all'Eur, progetto fermo dal 2005 ma ora in fase di avvio per la nuova sede Tim; l'ex sede del poligrafico, (fermo dal 2010), l'ex istituto geologico (fermo dal 1995), l'area del Gazometro (fermo dal 2005 e ora in fase di bonifica), l'ex Fiera (ferma dal 2005) e l'ex velodromo (fermo dal 2008). "La presenza di tali scheletri - prosegue il dossier - è un danno sia per l'immagine sia per la funzionalità della città e rappresenta una rilevante opportunità di riqualificazione per garantire servizi e infrastrutture".
GLI ASSENTI. A Roma non mancano potenzialità ma grandi 'brand': assenti i marchi dell'hotellerie di maggiore prestigio internazionale, come il Four Season, il Mandarin e Hyatt: Roma ha solo 50mila camere alberghiere (su 1.016 alberghi) mentre Parigi, ad esempio ha quasi il doppio della camere (88mila) su 1.588 alberghi. Lo stesso discorso vale per il settore del commercio. A Via del Corso, la principale strada dello shopping siamo abituati a vedere negozi con piccole superfici con jeanserie, locali di brand medi o medio bassi. Non c'è in città la grande via del commercio come a Londra o a Parigi.
LA SOLUZIONE. Roma potrebbe aprire la grande sfida della qualificazione urbana, questa volta non solo nel centro storico ma ovunque. L'imposizione, ad esempio, dei volumi zero porterebbe alla necessità di trasformare il business dell'edilizia che da povero, si trasformerebbe in ricco.