Roma
Caso Cucchi, il processo sui depistaggi: attesa la sentenza per 8 imputati
Dopo le condanne ai due carabinieri per omicidio preterintenzionale, si avvia alla fine anche il processo sui depistaggi
Il giudice Roberto Nespeca deciderà nel pomeriggio la sentenza relativa al processo sulla rete dei depistaggi, che hanno caratterizzato la fase successiva al pestaggio di Cucchi.
Dopo la condanna a 12 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, c’è da chiudere la questione per altri 8 carabinieri imputati, tra cui il generale Alessandro Casarsa - che all'epoca era comandante del Gruppo Roma - e Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma.
Oltre a Casarsa e Sabatino, sono a processo: Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Massimiliano Colombo Labriola, Francesco Di Sano, Tiziano Testarmata e Luca De Cianni.
I militari sono accusati – a seconda delle posizioni – si omessa denuncia, calunnia, falso e favoreggiamento.
Nello specifico, l'accusa di falso è contestata a Casarsa insieme a Cavallo, Colombo Labriola, Di Sano e Soligo, mentre quelle di omessa denuncia e favoreggiamento a Sabatino e Testarmata. Per De Cianni, le contestazioni sono quelle di falso e calunnia.
La richiesta di pena più importante è per il generale Alessandro Casarsa: per lui il pm Giovanni Musarò aveva chiesto, lo scorso 23 dicembre 7 anni.
Cinque anni e mezzo sono stati sollecitati invece per Francesco Cavallo, cinque anni per Luciano Soligo e per Luca De Cianni, quattro anni per Tiziano Testarmata, invece, per Francesco Di Sano tre anni e tre mesi, tre anni per Lorenzo Sabatino e un anno e un mese per Massimiliano Colombo Labriola per il quale il pm ha chiesto le attenuanti generiche. L'accusa ha chiesto inoltre di interdire definitivamente dai pubblici uffici Casarsa, Cavallo, De Cianni e Soligo mentre per Di Sano, Sabatino e Testarmata l'interdizione non sarebbe definitiva ma di cinque anni.
L'intervento del pm Musarò
“Quello che è emerso con evidenza dalla fase dibattimentale – ha dichiarato il pm Musarò - è che i depistaggi non si sono fermati al 2018 ma sono andati avanti fino al febbraio 2021. Sono state alzate tante cortine fumogene che cercheremo di diradare. Il depistaggio del 2009 è particolare, viene organizzata un'attività di depistaggio che viene portata avanti scientificamente con tre agenti della polizia penitenziaria che si ritrovano da innocenti sul banco degli imputati. La vera finalità di questo depistaggio sconcertante – conclude - non era solo depistare l'autorità giudiziaria, ma farlo anche da un punto di vista mediatico e politico. Fattori che hanno un rilievo enorme.”
Il magistrato ha specificato, tuttavia, che nonostante i carabinieri coinvolti questo non è da considerarsi come un processo all’Arma in sé.