Il sindaco scelto da Oltretevere. Vaticano in campo, ma non troppo
Il vicario di Papa Francesco: "Nessuna interferenza ma neanche disimpegno"
di Alberto Berlini
Un lungo silenzio mentra la città scivolava nel caos poi ad ottobre la prima scossa con l'esortazione del Cardinale Vallini ad iniziare una formazione di una nuova classe dirigente politica. Ora, a meno di 30 giorni dall'apertura delle urne il vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma scuote la campagna elettorale chiamando i cattolici romani ad uscire dal torpore. "Non è il nostro compito dare indicazione di voto - afferma il il porporato ai microfoni di TV2000 - credo che quella stagione sia definitivamente passata, ma questo non vuol dire neanche il disimpegno".
Vallini invocando un supplemento d'anima per la Capitale, afferma come i laici siano chiamati ad assumersi le responsabilità, "in prima persona e in forma associata". Una vera e propria discesa in campo del partito d'Oltretevere anche se mascherata. Nessuna interferenza ma neanche disimpegno. Per i candidati un avviso che arriva dalle campane delle 334 parrocchie che abbracciano i romani e che raccolgono i quaderni della doglianze di una città piegata, dove il lavoro è un bene prezioso: in 221mila sono i romani in cerca di un impego, e con i sistemi assistenziali ridotti ai minimi termini, sempre più gli "utimi" vanno ad ingrossare un esercito che da tempo non obbedisce più alle indicazioni di voto dei partiti.
Per il laicato cattolico romano è una vera e propria chiamata al voto e all'impegno civico come già auspicato nella lettera alla città che il Cardianale Vallini aveva presentato all'inizio del Giubileo nell'ottobre scorso. Un documento che richiedeva una scossa affinchè la città potesse essere stimolata a rinascere "ripartendo dalle molte risorse religiose e civili presenti a Roma. Al centro dell’attenzione le nuove povertà, l’accoglienza e l’integrazione. Una preghiera per la città che si fonda sull’auspicio di una "nuova visione", come il cardinale vicario sottolineò più volte negli ultimi anni e che ora torna a chiedere in vista delle elezioni.
"Chiunque vada al governo della città nell’esperienza di una elezione democratica, ci vada davvero. Auguro a questa città una classe dirigente che abbia attenzione al bene comune, è una frase forse fatta, però pensiamoci davvero” ha detto il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il cardinale Agostino Vallini, a Soul, il programma-intervista di Tv2000 condotto da Monica Mondo in onda domenica 8 maggio 2016 alle 12.45 e alle 20.30.
Il nuovo sindaco di Roma, ha proseguito il card. Vallini, “trovi anche collaborazione da parte dei cittadini, perché non basta essere eletti per risolvere tutti i problemi. Chi ha in mano la responsabilità della città farà la sua parte, la faccia bene, la faccia con coscienza, la faccia con spirito di servizio, ma poi anche i cittadini collaborino. Aiutiamo anche noi le istituzioni. Il supplemento d’anima attiene ad una dimensione più profonda, quella del cuore umano, dove se uno vive nella luce di Dio, certo si porrà in modo diverso. È quello che auguro di cuore alla mia città”.
“Uno dei mali fondamentali della città e dell’Occidente – ha sottolineato il card. Vallini - è la frammentazione. Si vive un po’ nel proprio particolare, ognuno cura i suoi interessi e il tema del bene comune interessa pochi, se non pretendendolo dalle istituzioni, che certo hanno il dovere, ma è vero che il bene comune è frutto della cooperazione di tutti quelli che ne usufruiscono”.
CHIUDERE I CAMPI ROM. "Mi piacerebbe che a Roma scomparissero i campi rom - ha continuato il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il cardinale Agostino Vallin - ma non per emarginarli ulteriormente, ma perché queste persone che ormai vivono a Roma da generazioni non fossero ghettizzate in questi campi dove le istituzioni in qualche modo li aiutano, ma dove l’inserimento sociale stenta anzi non avviene. Bisognerebbe affrontarlo senza preconcetti e senza pregiudizi – ha aggiunto il card. Vallini - ma dicendo: sono persone come noi. Non sono persone meno degne di me. Non dimentichiamo che apparteniamo noi privilegiati a quel terzo di mondo che avendo fatto poco ha avuto tutto e dovremmo restituire, o meglio fare in modo che altri raggiungano una serenità di vita”.