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Roma
Il varietà torna di moda. Artisti e “fanfaroni” in versione ultramoderna

di Valentina Renzopaoli

Il “varietà” come espressione del nostro presente, “liquido” come la società del nostro tempo spezzettata e scomposta, costretto ad adattarsi alla precarietà del lavoro e alla trasversalità dei ruoli, e per questo moderno, anzi ultramoderno, altro che vintage.

 

 


Nel luogo che non aspetti, tra i vicoli romani della “birra selvaggia”, spunta il nuovo tempio del teatro di varietà. La Conventicola degli Ultramoderni è un covo di artisti veri,  diventato in una manciata di mesi di vita luogo di culto.
Intellettuale quanto basta per essere simbolo di un mondo culturale che non si vuole proprio arrendere all'appiattimento social, unisce il linguaggio colto di una tradizione musicale e teatrale ricercata alla leggerezza della trasgressione soft del varietà.

Ultramodernamente vintage, la Conventicola è un ritrovo di “fanfaroni, nani e ballerine” al lavoro per incrementare “l'immaginario collettivo con voli pindarici, sogni semi-lucidi e leggerezze varie”. Fondatori della nuova realtà romana Sior Mirkaccio Dettori, mucista, cantautore e performer, e M.me Maria Fernanda De Freitas, capaci di far innamorare personaggi come il Principe Maurice e il produttore americano Roman  Coppola, figlio del grande Francis che se, passano a Roma, non perdono l'occasione di fare una puntatina a San Lorenzo. Qui sono di casa anche Andy dei Blu Vertigo e Marco Maccarini, storico conduttore di Mtv.

Il background è quello del burlesque: Mirko Dettori è stato tra coloro che circa dieci anni fa portarono i primi spettacoli in Italia grazie all'esperienza del Micca Club, diffondendo una “sottocultura” fatta di cantanti, sciantose, musicisti, illusionisti, danzatori, autori, figure bizzarre. Dalla scena vintage del Can Can e del Cafè Chantant a quella BDSM del Bondage performativo e del Bizarre, dalla costumeria artistica al make up estremo, dal ritorno dello Swing tradizionale alla canzone d'autore e al teatro canzone, dal Burlesque tradizionale al fachirismo Neo Burlesque, sono tantissimi i filoni di una scena affiatata e tutta in contatto.
Dalla voglia e dall'esigenza di offrire un palcoscenico a questo circuito internazionale nasce la Conventicola degli Ultramoderni, posto bizzarro a partire dal nome.

“Lavoriamo da anni con il burlesque e veniamo associati alla cultura vintage a cui in fondo in fondo non ci siamo mai sentiti legati. Non siamo affatto fautori del revival e questa ci sembrava l'occasione per prendere le distanze da un immaginario vintage fatto di straccali, cravattini e scarpe panna e cioccolato. Non ho interesse a imitare il passato, quanto piuttosto a trovare una chiave onirica con cui raccontare storie eterne. Con questo spirito è stato coniato il concetto di “ultramodernità”, a cui diamo diversi significati: ultramoderno come “oltre il moderno”, oltre al presente, oltre al tempo e alle mode”, racconta Mirko Dettori. “Ultramoderno come modo per definire l'eclettismo, per ché consideriamo i generi e gli stili che la storia ci ha fornito, non disposti su una linea continua e ordinata cronologicamente ma come tasselli di una creatività che si sviluppa su linee parallele e da cui si può attingere liberamente”.

E così la scaletta di una serata può riservare un brano di Wanda Orisis, dopo la rivisitazione di un brano anni Ottanti, e prima di un pezzo di Bach, a cui potrà seguire un siparietto di burlesque. Tutto si amalgama perché la chiave è il varietà che, per definizione, deve stupire.

“Il varietà è un genere modernissimo, liquido proprio come il nostro tempo”, spiega Sior Mirko. “Contrariamente al teatro dove le gerarchie sono ferree e i ruoli ben definiti, nel teatro di varietà, proprio per la sua povertà e bisogno di rinnovarsi costantemente, ognuno deve saper fare un po' tutto, i ruoli devono essere intercambiabili e i protagonisti devono avere la capacità di adattarsi. Un po' come nella nostra società liquida, che richiede flessibilità, competenze trasversali, capacità di rinnovarsi e reinventarsi, e creatività”.

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