Roma
In piazza a Roma 800 studenti, zero incidenti: “Piantedosi, non finisce qui”
Rete degli Studenti e Unione degli Universitari promettono mobilitazioni in tutte le scuole sino alle dimissioni “di un ministro repressivo e incapace”
Tensioni ma neanche uno schiaffo. Il corteo degli studenti di domenica sera a Roma, si chiude con il tentativo di 800 ragazzi di sfilare dal teatro dell'Opera al Viminale prontamente contenuto e una promessa spedita al ministro Matteo Piantedosi: non finisce qui”.
E per la Rete degli Studenti Medi parla Paolo Notarnicola: “L'unica risposta che il governo dà alle istanze degli studenti sono i manganelli perché non vogliono ascoltare le nostre voci. La democrazia è fatta di contestazioni che piaccia o no! Noi oggi rimettiamo al Governo la responsabilità di ogni singola manganellata, di ogni singolo studente colpito. Vogliamo che il Governo sappia che in queste ore la rabbia delle studenti non si sta placando ma continua a ribollire e continuerà a farlo in ogni scuola del paese finché non vedremo le dimissioni di un ministro repressivo ed incapace”.
Camilla Piredda: "La risposta del Governo è stata orrenda"
Conclude Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell'Udu: "La misura è colma. Le scene a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, con studenti che esercitano pacificamente il loro diritto di manifestare e vengono accolti con i manganelli, sono inaccettabili in una società democratica. La risposta del governo alle nostre richieste è stata orrenda, così come lo sono le dichiarazione della maggioranza che hanno accusato la sinistra, arrampicandosi sugli specchi, anziché ammettere le proprie responsabilità. Chiediamo le dimissioni immediate del Ministro Piantedosi, responsabile di una gestione fallimentare dell’ordine pubblico che ha privilegiato la repressione al confronto. Chiediamo anche di introdurre i numeri identificativi per consentire l’identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. Continueremo a mobilitarci, a contestare, a protestare fino a quando non vedremo cambiamenti reali e concreti. La nostra lotta non si ferma qui”, conclude”.