Roma
Inceneritori, ne servono 4. Il Tar inchioda la Regione
di Donato Robilotta*
Nei giorni scorsi era stato il Governo che, con il cosiddetto decreto sblocca inceneritori, aveva messo per iscritto che nel Lazio servono quattro impianti di incenerimento, per soddisfare un fabbisogno di incenerimento pari a 879mila382 tonnellate di rifiuti Cdr/CSS da valorizzare con produzione di energia.
Dunque oltre agli impianti di Colleferro e S. Vittore, dove è prevista un’altra linea rispetto alle due esistenti, serve non solo il gassificatore di Malagrotta, con le sue due linee autorizzate ma non ancora in esercizio, ma anche un altro impianto.
E questi calcoli, come ha specificato bene il Ministro Galletti durante un recente question time alla Camera dei Deputati, sono stati fatti dai tecnici come se la raccolta differenziata fosse già al 65% e calcolando anche una diminuzione della produzione dei rifiuti del 10%, come prescrivono le direttive europee.
E questa affermazione è sembrata anche una risposta indiretta al neo assessore regionale ai rifiuti che, subito dopo il via libera della conferenza Stato-Regioni allo schema di decreto, ora in procedura di VAS, aveva messo in dubbio i dati riportati in quanto la raccolta differenziata sarebbe aumentata in questo ultimo periodo
Ora arriva anche una sentenza del Tar del Lazio che bacchetta la Regione annullando un atto amministrativo che impedisce di portare rifiuti trattati fuori il Lazio perché, pur in presenza di direttive europee in materia di obbligo di prossimità, c’è sul nostro territorio “una situazione di deficit di smaltimento” e “censura l’inerzia dell’amministrazione regionale rispetto all’obbligo di individuare una “rete integrata e adeguata” per l’intero ciclo dei rifiuti.
Il Tar del Lazio boccia sonoramente la tesi della Regione che “spetterebbe allo Stato attivarsi per creare la Rete integrata ed adeguata di gestione dei rifiuti”.
L’obbligo in questione, scrive chiaramente il Tar, ricade sulla Regione, come emerge dal combinato disposto degli artt. 182-bis, comma 1, 196 e 199, commi 1 e 3, lett. g) e h), del d.lgs 152/2006, e dell’art. 26, comma 1, della direttiva 2008/98/CE.
La giunta Zingaretti, nonostante ripetute richieste e solleciti, ha violato questo obbligo, per questo il Tar condanna la Regione Lazio “ a individuare, entro 180 giorni dal deposito della sentenza, la suddetta rete integrata e adeguata di impianti in ambito regionale, tra cui le discariche per lo smaltimento di rifiuti speciali del trattamento dei rifiuti urbani, con messa a disposizione della relativa capacità di smaltimento degli operatori laziali interessati in condizione di parità e non di discriminazione nonché di compatibilità economica con la vigente disciplina regionale tariffaria e con i valori indicati in tal senso dal vigente Piano regionale dei rifiuti”.
Quindi nella Regione Lazio oltre agli impianti di incenerimento mancano anche le discariche di servizio per gli scarti della lavorazione, cosa che noi andiamo ripetendo da qualche anno mente le istituzioni locali, non solo la Regione ma anche l’amministrazione Capitolina, hanno sempre fatto finta di non sentire girandosi dall’altra parte.
Ora il combinato disposto del decreto del Governo Renzi e della sentenza del Tar Lazio, documenti di assoluto buon senso e condivisibili da chi conosce la materia ed ha un minimo di onestà intellettuale, impone alla giunta Zingaretti, ma anche alla futura giunta capitolina, decisioni non più procrastinabili non solo sul gassificatore di Malagrotta e sulla discarica di servizio ma anche sulla individuazione del quarto impianto di incenerimento e delle altre discariche per i rifiuti speciali sul resto del territorio regionale, attraverso l’aggiornamento del piano regionale rifiuti ormai datato e scaduto.
* già Consigliere della Regione Lazio