Roma
Incidente Corso Francia: “Genovese andava a 95 km/h”. La perizia lo inchioda
La consulenza tecnica depositata dai difensori di Gaia e Camilla inguaia il figlio del noto regista: “Il sinistro era pienamente prevedibile ed evitabile”
Incidente Corso Francia, la perizia depositata in Procura dai difensori di Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann inchioda Pietro Genovese: “Andava a 95 km/h, le 16enni erano sulle strisce pedonali e l'impatto era pienamente prevedibile ed evitabile”.
La conclusione della consulenza tecnica chiesta dagli avvocati delle due 16enni investite ed uccise nella notte tra il 21 e il 22 dicembre arriva nello stesso giorno in cui i legali di Genovese, accusato di omicidio stradale plurimo, avevano depositato la richiesta di rito abbreviato.
Per i consulenti di parte civile, nominati anche dall'avvocato Cesare Piraino, la causa dell'incidente "è da imputare esclusivamente in termini di colpa a Genovese in quanto vi erano ampi margini di arresto in tempo" e affermano che "l'investimento è avvenuto sulle strisce pedonali come dimostrano le seguenti considerazioni logiche. Data la velocità accertata di 90/95 km/h, date le caratteristiche di altezza e di peso delle due ragazze e date le caratteristiche dell'auto condotta dall'indagato, la posizione del corpo di Camilla Romagnoli può derivare solo da un investimento sulle strisce pedonali".
La perizia termina con la frase: “Da quanto emerso e scientificamente ricostruito emerge che il sinistro stradale era pienamente prevedibile ed evitabile”.
Per Genovese il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia aveva chiesto ed ottenuto il giudizio immediato e il processo era stato fissato al prossimo 8 luglio. Sulla richiesta di rito abbreviato dovrà ora esprimersi un nuovo gip che fisserà udienza nelle prossime settimane.