Roma

Incidente corso Francia: Pietro Genovese arrestato. Gaia e Camilla, i funerali

Nel giorno dei funerali di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, uccise domenica scorsa su Corso Francia a Roma, l'arresto di Genovese

Nel giorno dei funerali di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, uccise domenica scorsa su Corso Francia a Roma, arriva la motivazione dell'arresto di Pietro Genovese: “Correva e aveva bevuto senza preoccuparsi di scongiurare i rischi per se e per gli altri”.

Il figlio ventenne del noto regista finisce così ai domiciliari perché è stata esclusa l'aggravante della guida in stato di alterazione da stupefacenti, “non è in alcun modo provato lo stato di alterazione psicofisica dovuto all’uso delle droghe infatti le sostanze riscontrate sebbene presenti ben potevano essere state assunte da Genovese in epoca precedente all’incidente”, ha spiegato il magistrato che ha poi aggiunto motivando la custodia cautelare: “perché sebbene incensurato e di giovane età, potrebbe guidare l’auto di amici o conoscenti anche senza la patente”.

A motivare la riduzione della libertà non solo gli esami obiettivi della dinamica dell'incidente ma anche quattro testimonianze raccolte dai vigili urbani del Gruppo Parioli che ricostruiscono gli ultimi istanti di vita delle due ragazzine e cosa è veramente accaduto su Corso Francia: Il teste Emiliano Annichirico: “Ero alla guida della mia autovettura, stavo procedendo su Corso Francia in direzione fuori città. Il semaforo veicolare di corso Francia era appena diventato verde per entrambe le carreggiate, pertanto l’impianto pedonale era diventato rosso da pochissimi istanti. Ho visto alla mia sinistra due ragazze giovani che procedevano di corsa sulle strisce cercando di attraversare la carreggiata opposta rispetto a quella dove stavo procedendo. Una piccola vettura di colore scuro, credo una smart, era ferma non so se fosse posteggiata o se si fosse arrestata per agevolare il transito dei due pedoni. Rammento che una ragazza più alta era davanti e poco dietro vi era un’altra ragazza un po’ più minuta. Nello stesso momento mi sono accorto del sopraggiungere sulla corsia centrale di corso Francia, direzione centro città, di un’autovettura di grosse dimensioni, un Suv di colore chiaro. L’auto procedeva ad un’andatura esageratamente sostenuta, credo che il conducente abbia tentato di frenare nel momento in cui ha percepito la presenza dei pedoni in quanto la parte anteriore si è lievemente inclinata in basso, malgrado ciò l’impatto è stato inevitabile violentissimo”. La ricostruzione lucida è stata confermata da altri tre testimoni che agli agenti della Polizia Locale hanno i vigili hanno parlato di “due ragazze che attraversavano la corsia in maniera frettolosa senza avvalersi delle strisce pedonali e col semaforo pedonale rosso” e di “un Suv che è arrivato a gran velocità e che le ha travolte”.

Sedicenni morte: genitori Gaia, "rispettare nostro dolore"

"Chi perde il coniuge è vedovo, chi perde i genitori è orfano. Chi, come noi, perde una figlia non ha nemmeno un nome che lo definisca: la morte di un figlio è talmente innaturale da aver reso la nostra condizione indicibile, è letteralmente 'qualcosa che non può essere detto'". Così in una nota Gabriella Saracino ed Edward Von Freymann, i genitori di Gaia, una delle due 16enni investite e uccise da Pietro Genovese nella notte tra sabato e domenica scorsi su Corso Francia. "Anche per questo - scrivono i due, assistiti dall'avvocato Giulia Bongiorno - non abbiamo finora parlato con nessuno e oggi chiediamo rispetto per il nostro dolore e il nostro silenzio. Quando troveremo le parole giuste parleremo, e diremo la nostra sulle tante ricostruzioni che in questi giorni sono state diffuse dai media con troppa leggerezza". "Per il momento, invitiamo alla prudenza e alla scrupolosità chi scrive di questa tragedia - aggiungono - Gaia era piena di gioia di vivere, ma era anche matura e responsabile. Ci manca moltissimo. Per questo desideriamo ringraziare chi ha pianto con noi, chi ci ha offerto conforto e sostegno".

L'ultimo saluto a Gaia e Camilla, il parroco: "Ci sentiamo padreterni"

"Siamo abituati a vivere tra tecnologie e innovazione eppure brancoliamo nel buio ed è quello su cui dobbiamo riflettere: su questa ora buia". Così ha esordito il parroco don Gianni Matteo Botto nel corso dell'omelia ai funerali di Gaia e Camilla, le due 16enni investite e uccise su corso Francia a Roma. E dopo aver sottolineato "l'insensatezza di ciò che è avvenuto", sono tre le parole-chiave su cui ha insistito: buio, speranza e amore "che dà senso alla vita". "Questo terribile incidente ha fatto crollare ogni sovrastruttura della nostra vita. Le nostre prosopopee, le nostre chiacchiere. Qual è il senso della nostra vita? Mandarla in fumo? Berci la nostra vita? Questa è vita? O sono finte libertà? Un arbitrio che in realtà toglie la libertà perché ci toglie la consapevolezza'', e rende ''schiavi. E ''magari quando sei sbronzo ti metti pure a guidare. In fondo pensiamo tutti di essere un po' padreterni, superuomini, e poi non riusciamo a seguire le regole comuni", ha detto ancora il parroco aggiungendo: "Non siamo forse tutti un po' superbi? Oggi ci riscopriamo tutti un po' palloni gonfiati''. ''In questa ora buia sono arrivati tanti messaggi in un grande abbraccio'' per i familiari delle due ragazze investite e uccise a Corso Francia.