Incitò il figlio a uccidere un pachistano che pregava. Pena ridotta in appello
In primo grado l'uomo era stato condannato a 21 anni di reclusione per omicidio volontario
E' stato condannato a 10 anni di reclusione nel processo d'appello Massimiliano B., il barista 43enne di Tor Pignattara che la notte del 18 settembre del 2014 incito' il figlio minorenne a uccidere il pachistano Kahn Muhammad Shahazad.
Una pena sensibilmente ridotta rispetto alla sentenza di primo grado (21 anni di reclusione per concorso in omicidio volontario) perché la prima corte d'assise d'appello ha ritenuto di dover riqualificare i fatti attribuendo all'imputato l'omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi e dall'istigazione di un minorenne a compiere un reato.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, il pachistano mori' in strada, ucciso a colpi e pugni, perché 'colpevole' di aver pregato ad alta voce sotto le finestre dell'abitazione dell'imputato.
Il figlio del barista, condannato per quell'omicidio in primo grado a 8 anni di reclusione (pena poi rimodulata con 24 mesi di messa alla prova in una comunita'), e' in attesa del processo d'appello che prenderà il via il prossimo mese.