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Roma
Incontinenza e pannoloni, l'esperto: “Ai pazienti negata la libertà di scelta"

Nel Lazio, la Commissione tecnica per l’approvvigionamento degli ausili assorbenti, i cosiddetti pannoloni, per l'incontinenza c’è, ma è dormiente. L’ultima convocazione, di questa Commissione che dovrebbe vegliare e vigilare sull’efficienza del sistema, risale a ottobre 2021.

Da quella data, ad oggi, sono state però fatte delle aste per l’approvvigionamento di pannoloni ma nessun tecnico è stato coinvolto nella scelta degli ausili assorbenti che, ancora una volta, sono stati acquistati su una base strettamente economica e non certamente tecnica. A raccontare la situazione è Angelo Marzio, Responsabile della Chirurgia del pavimento pelvico e proctologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

Qual è la situazione dei pazienti affetti d’incontinenza in Italia?

“In Italia, i pazienti affetti da problemi di incontinenza urinaria sono circa 5 milioni e tra questi il 90% sono donne. L’offerta degli ausili per l’incontinenza devo dire che è vasta ma, il grosso problema, risiede nel fatto che ai pazienti è negata la libera scelta mentre si sa che le persone che soffrono di incontinenza hanno bisogni differenti. Inoltre gli ausili assorbenti che vengono distribuiti hanno spessissimo una qualità molto bassa così da causare in breve problemi dermatologici e un tenore di vita che non consente al paziente di gestire serenamente il suo quotidiano”.

Perché succede questo?

“L’argomento è molto complesso perché tutto è in mano alle Regioni. Posso però riassumere il tutto con un concetto semplificato: fintanto che le aste per gli approvvigionamenti vengono fatte solo con la presenza dei Direttori generali delle Asl tutto si conclude in una scelta legata ai costi, o per meglio dire con una scelta indirizzata unicamente ad abbattere i costi, dimenticando la quantità e la qualità del prodotto”.

Quali potrebbero essere le soluzioni per cambiare questo sistema?

Zullo Marzio Angelo campus
 

“Le soluzioni sono diverse. Partirei dalla prima che sarebbe quella di far partecipare alle aste anche dei tecnici. La Regione Veneto, la Regione Lazio e la Regione Piemonte hanno delle Commissioni tecniche sull’Incontinenza urinaria e fecale, pertanto almeno in queste tre regioni i tecnici che potrebbero essere chiamati, ci sono e potrebbero essere utilizzati. Io sono componente della Commissione aperta nella Regione Lazio ma le assicuro che non veniamo né coinvolti né sentiti. 
Seconda soluzione potrebbe essere quella di creare una fascia di prodotti che rispondano specificatamente alla gravità della patologia che presenta il paziente, adottando poi un sistema di libera selezione. La preferenza quindi, la esprimerebbe il paziente, perché è inutile girarci intorno su questi dispositivi la scelta dovrebbe essere molto legata al paziente. Ultima proposta il voucher con il quale il si potrebbe acquistare il prodotto che si desidera”.

Per concludere le chiederei, da quanto lei ha detto il ruolo dei pazienti è fondamentale. Oggi però che veste hanno in questa situazione?

“Il grosso problema in questo momento in Italia è che un’associazione dei pazienti con incontinenza urinaria pura non c’è. Ci sono associazioni che raccolgono sia gli incontinenti urinari che fecali. Inoltre la rappresentanza di queste associazioni nelle regioni non è costante tanto che nonostante l’impegno per far sentire la loro voce con email o attraverso la stampa, tutto cade un po’ nel vuoto perché poi non c’è un vero punto di forza per far leva su un certo tipo di sistema. Così tutto l’impegno serve a poco”.

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