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Roma
Intelligenza artificiale e digitale, Italia in ritardo. “Gap di competenze”

di Valentina Renzopaoli

Rivoluzione digitale, diffusione delle infrastrutture tlc di nuova generazione, penetrazione dei servizi digitali e la nuova frontiera dell'intelligenza artificiale. Italia ancora un passo indietro, rispetto ai partner europei, che corrono più di noi.

Nel nostro Paese, cittadini, imprese e pubblica amministrazione sono ancora digitalmente immaturi e il gap di competenze e professionalità è un grave problema per le imprese: all'appello mancherebbero tra le 70 e le 80mila professionalità da qui al 2020.

La nota positiva riguarda la diffusione delle infrastrutture: sin questa direzione l'Italia ha investito parecchio e ha fatto grandi e rapidi passi in avanti, in particolare per la copertura della banda larga fino a 30 mega e per la connettività in banda ultra larga, con particolare riferimento al 5G.

Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto dell'Istituto per la Competitività dal tiolo "Italy of Things". Lo studio è stato presentato al quale hanno partecipato oltre trenta relatori tra accademici, esperti, rappresentanti delle istituzioni e del mondo delle imprese.

Secondo l’I-Com Broadband Index, l’indice elaborato dall’istituto per fotografare il diverso livello di sviluppo della banda ultra larga nei mercati nazionali europei delle telecomunicazioni, fisse e mobili, l’Italia è ventiquattresima nel Vecchio Continente. A guidare la classifica Ue è la Svezia, seguita da Lussemburgo, Danimarca, Olanda e Lettonia. L’Italia è il Paese che nell’ultimo triennio ha fatto registrare la crescita maggiore – in totale 9 punti – grazie soprattutto a sensibili incrementi nella diffusione delle infrastrutture, ma ciò non gli ha consentito di salire neppure un gradino della classifica europea, soprattutto per via di una domanda che non cresce a sufficienza. In questo senso devono dunque concentrarsi gli sforzi di governo e parlamento per fare in modo che utenti e imprese siano sempre più digitali.

Dalle grandi aziende del settore emerge la necessità di un vero e proprio processo di sburocratizzazione e semplificazione delle procedure per le autorizzazioni delle reti fisse e mobili, di politiche fiscali per incentivare gli investimenti e la domanda di servizi.

C'è poi il capitolo “intelligenza artificiale”: l’Italia è quindicesima in Europa per potenzialità nell’intelligenza artificiale, di poco sopra la media dei Paesi Ue ma ancora indietro sulle competenze, in particolar modo quelle relative all’analisi e all’utilizzo dei big data. A guidare la classifica elaborata da ICom è il Belgio seguito da Olanda, Malta e Danimarca. La Germania ha ottenuto lo stesso punteggio dell’Italia – 88 punti su 100 – mentre la Francia è quint’ultima con soli 73 punti, ben al di sotto della media europea (85 punti).E’ previsto che il mercato crescerà a un tasso medio annuo del 65% nel periodo 2017-2022 fino a raggiungere i 300 milioni di euro nel 2022 da un valore di partenza di 24 milioni nel 2017. Più del 70% delle realtà che si occupano di intelligenza artificiale nel nostro Paese sono aziende o startup, seguite da università (11%) e centri di ricerca (10%). La maggior parte si trova in Lombardia (21%), Lazio (18%), Emilia Romagna (12%) e Campania (9%). Le tecnologie IA maggiormente diffuse nelle varie realtà presenti in Italia sono il machine learning e il deep learning, seguiti da sistemi di elaborazione del linguaggio naturale e chatbot.

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