Roma
Inutilmentefiga, ecco il teatro verità. ll dolore delle quarantenni visto da sinistra
Giovedì 22 ottobre ’15 alle ore 21,00 approda in un’unica data al Teatro Golden di Roma un esilarante “one woman show” - di Elda Alvigini e Natascia Di Vito – INUTILMENTEFIGA tutto attaccato, beninteso) – che raccoglie i comuni stati d’animo delle quarantenni di oggi e che, dall’inequivocabile titolo –descrive una condizione mentale e sociale alla quale l’epoca contemporanea ci sta abituando: l’impossibilità, per una donna (presumibilmente) intelligente e sensibile, di non trovare un uomo!
A portarlo in scena è la ultradinamica Elda Alvigini, conosciuta al grande pubblico per il suo ruolo nella fiction tv “I Cesaroni” ma raffinata interprete al cinema con registi quali Risi, Bellocchio, Sollima, Tognazzi e molti altri. La Alvigini è anche autrice del testo insieme a Natascia Di Vito, montatrice per il cinema e la televisione, ha collaborato, tra gli altri al montaggio nel settore cinematografico dei film di Michelangelo Antonioni, Gabriele Muccino, Garrone, Marco Risi”, Carlo Verdone, Michele Placido.
Uno spaccato umano di femmine mature, sempre figlie di ex sessantottini, laureate, belle, con un buon lavoro, spesso separate con figli delle quali è oramai sovrappopolata la nostra società. Sono donne spesso realizzate, colte, intelligenti e che godono di una grande libertà, almeno apparente, di cui però non sanno bene cosa farsene. E, d’altro canto, non rinunciano a subire rapporti affettivi ricattatori come le innate frustrazioni di una madre-totem o di un padre-fidanzato geloso che le rende praticamente inavvicinabili a qualsiasi altro uomo, come anche ad impregnarsi di retaggi cattolici che offuscano ogni possibile protagonismo femminile.
Afferma la stessa Alvigini: “noi siamo cresciute in un ambiente di sinistra colto, ateo e militante, siamo figlie del ’68 e delle sue convinzioni, troppo spesso sbagliate e comunque strane, buffe e incomprensibili per chi, come noi, in quegli anni nasceva. Attraverso i diversi argomenti affrontati nel testo, allo spettatore non sarà difficile capire che certa cultura sessantottina e di sinistra ci ha rovinato la vita!”
Dalla rivoluzione dei nostri genitori all’età di Facebook il passaggio generazionale è drastico e la lotta lascia il posto all’attesa dove il cellulare ed i suoi sms con risposte che non arrivano - deus ex machina dello spettacolo - producono le peggiori frustrazioni di una donna la cui vita è già di per sé complicata. Contrappunto al monologo della protagonista – scritto a 4 mani dalla Alvigini e da Natascia Di Vito - sono le telefonate della madre e dell’amica i cui argomenti vanno dai rapporti affettivi familiari (educazione, traumi infantili, edipi vari) al problema relazionale con gli uomini, con le amiche, con la società, con la politica o quel che ne resta.
Il disegno luci è di Marco Laudando, tecnico luci e video Giacomo Cursi e Marco Laudando, le scenografia è di Antonello Pallotta, sound Designer Quadroli Bros, le musiche sono di Paolo Buonvino e le foto di Barbara Ledda, l'opera BARE SMILE è di GAIALIGHT (www.gaialight.com).