Roma
L'animalista Martani si tuffa in politica: "Vietare subito le pellicce"
L'ex pasionaria di Alitalia scende in campo al fianco di Alleanza Popolare Ecologista
La super-animalista e convintissima vegana Daniela Martani si tuffa in politica, annunciando l'adesione, e non poteva essere altrimenti, ad Alleanza Popolare Eoclogista.
L'ex pasionaria di Alitalia avrà la delega alla tutela e al benessere degli animali, gettandosi subito in prima linea e dimostrando di avere le idee chiarissime: “La mia prima azione concreta – ha commentato l’ex gieffina – sarà lavorare a un progetto di legge che vieti la vendita delle pellicce per fermare così un mercato di morte che ingenera inutili sofferenze a esseri innocenti. La pelliccia non ha alcuna utilità, non è un prodotto funzionale a scaldare e riparare dal freddo. È una fiera della vanità fondata sulla crudeltà che non ha più ragione di esistere. Il mio ‘Pdl pellicce’ abolirà automaticamente tutti gli allevamenti intensivi dove gli animali sono costretti a sopravvivere quasi immobilizzati, confinati in minuscole gabbie in attesa di essere scuoiati"
"Alla base della decisione di mettere al bando questa attività c’è il rispetto dell’ambiente e del benessere degli animali, ma soprattutto ascoltare l’86% degli italiani contrario a questa pratica orribile, fondata su abusi e torture - prosegue la Martani - L’evoluzione dei costumi sociali ha dotato San Francisco di un provvedimento che vieta la vendita di pellicce, diventando la più grande città americana ad adottare una tale misura per proteggere gli animali. Successivamente è stata seguita nell’esempio ‘fur-free’ anche da Los Angeles, la quarta città più grande del mondo. Anche il Regno Unito sta lavorando a un divieto nazionale sulle pellicce. Il Bel Paese è maturo per una svolta storica di vero stile. La Norvegia è una delle ultime nazioni che in Europa ha emesso dei divieti e delle sanzioni per la presenza di allevamenti da pelliccia, ma paesi come Repubblica Ceca, Olanda, Austria, Regno Unito, Croazia, Serbia, Slovenia, Macedonia, Bosnia, Germania e Belgio hanno abbandonato già questo mercato immotivato di dolore. Il futuro è chiaro e gli altri paesi dell’Ue ce lo stanno indicando”.