Roma

L'arte contemporanea come ponte tra Italia e Cile: ecco la mostra “Ultra Sur”

L'Ambasciata cilena a Roma accoglie una collettiva d'arte contemporanea che celebra il superamento delle distanze geografiche

di Maddalena Scarabottolo

L'arte contemporanea come ponte tra l'Italia ed il Cile: all'Ambasciata cilena a Roma ecco “Ultra Sur”. La mostra nasce da cinque anni di ricerche artistiche, svolte tra Italia e Cile, nell'ambito delle residenze d'artista del programma “Sinopsis Australis”.

 

Chiara Mambro, curatrice della mostra e del progetto culturale, ha promosso questo scambio artistico tra Italia e Cile promuovendo un dialogo aperto e costruttivo tra i due rispettivi paesi, secondo una politica di accoglienza. La collettiva, che rimarrà aperta fino al 30 maggio, non espone solo opere d'arte ma narra anche di fitte relazioni che sono state intessute tra gli artisti di entrambi i paesi.

In mostra si possono ammirare le opere di Ofelia Andrades, Francisco Belarmino & Estefanía Muñoz, Juana Dìaz, Mauricio Garrido, Gabriel Holzapfel, Alexis Mandujano, Pamela Pintus, Orlando Rojas, Nikolas Sato, Carlos Vidal, Francisca Yañez.

I lavori di questi artisti sono accomunati da un filo conduttore che ci permette di leggere l'intera mostra con una connotazione storica, sociale e politica. Ogni espressione artistica rivela come l'arte sia utilizzata come uno strumento di fuga e ribellione dagli anni della dittatura: uno spiraglio di luce dopo anni di oscurità culturale. Una collettiva, quella ospitata dall'ambasciata del Cile, che mostra in vari casi come gli artisti cileni siano suggestionati dall'arte italiana e impegnati a ricercare punti di contatto tra le due entità geografiche e culturali. Questo approccio è ben visibile dall'opera di Mauricio Garrido, il quale combina immagini della storia dell'arte europea, ma anche archetipi, simboli e culture distanti tra loro che creano un horror vacui ingombrante e pregno di significati.

L'esposizione celebra così le esperienze comuni, il reciproco passato e i parallelismi tra storia italiana e cilena. Su questo frangente hanno lavorato ad esempio Estefania Muňoz e Francisco Belarmino, mettendo in relazione la sofferenza e la disperazione di due città (Illapel e Amatrice) accomunate dalla stessa tragica esperienza di vivere il terremoto. Una ferita, una traccia, una crepa che da individuale si fa collettiva.

Uno spazio, quello occupato dagli artisti, che celebra le esperienze di una vita nomade, in movimento, per sfuggire ad un comune destino. Questo aspetto è ben evidente nelle opere di Francisca Yaňez che riflette sulla sua condizione di esiliata, conciliando sogni infantili e consapevolezza dell'adulto, attraverso il mezzo dell'illustrazione. Una moltitudine di figurine riscrivono la sua storia e quella del suo popolo tenendo viva la memoria di ciò che è successo all'epoca della dittatura Pinochet. Un'arte che serve a riscrivere il passato senza tralasciare la propria identità, ma anche a strutturare un nuovo presente fatto di condivisione e coesione culturale.

L'importanza della memoria si manifesta anche nei lavori di Pamela Pintus, artista romana che ha esposto e partecipato a residenze tra Santiago e Valparaiso. Rame e oro sono i protagonisti della sua non figurazione, che prendono attraverso le opere un valore memoriale, in quanto si connotano come fessure o cicatrici. I metalli diventano fili del proprio vissuto, una traccia indelebile che lega passato e futuro senza dimenticare le suggestioni interiori che la memoria conserva.

Le opere dei vari artisti sono tutte realizzate con media eterogenei e senza tempo, un escamotage che permette a queste riflessioni artistiche di innalzarsi al di sopra di ogni tempo e avvenimento. Un incontro di sensibilità che sorpassano le distanze culturali e geografiche determinando un'alta forma di comprensione e convivenza.