L'Atac nel caos, Bruno Rota diventa tagliatore di teste: via 15 dirigenti
Funzionari come controllori statuine nel metrò e gli incassi dei biglietti crescono
E' una voce che gira da qualche giorno e che pochi minuti dopo la visita pastorale dell'assessore Linda Meleo nelle officine centrali di via Prenestina, prende sempre più corpo. Bruno Rota, il duro ex Atm, il giornalista prestato alle aziende, per Atac avrebbe in serbo una sorpresa: prendere 15 dirigenti, molti senza incarico nella macrostruttura e altri sulla via del prepensionamento e mandarli a casa.
Ed è il primo atto di quel processo nel quale nessuno scommette, di trasformare il carrozzone dell'Atac, l'azienda che macina più debiti che chilometri di trasporto pubblico, in una azienda vera, soprattutto ora che l'attacco dei Radicali e delle firme per la privatizzazione del servizio, intesa come messa a gara dei milioni di chilometri vettura del trasporto romano, diventa più efficace, asfissiante e convincente. Nel silenzio degli ultimi mesi, eccezion fatta per un'uscita bizzarra sulle scelte del Movimento Cinque Stelle che è azionista unico di Atac, il manager caduto da Milano nel calderone romano, starebbe affilando la scure per tagliare i “rami improduttivi”, manager che non hanno posizioni chiare nella macrostruttura aziendale e altri che vendono la pensione come una liberazione da un'azienda in cui funziona tutto tranne il trasporto pubblico.
E così la scure si prepara a cadere con qualche sorpresa per i “paperoni” da 200 mila euro l'anno che si consideravano intoccabili o ben protetti. E sarebbe il primo atto, seguito da una nuova macro che dovrebbe essere varata a fine agosto-inizio settembre, per dare più efficienza a una macchina di governo dell'azienda assolutamente impreparata per i compiti che vengono loro affidati.
Certo, a tagliare sono capaci tutti, così come a spedire i funzionari a coppie di tre alla volta e per ciascun turno a fare le belle statuine nella metropolitana, per convincere con la sola presenza i più allergici al biglietto a fare il loro dovere. Ecco perché Atac è riuscita nel miracolo di vedere cresciuti gli incassi da quando il potente algoritmo elaborato dagli specialisti di via Prenestina, ha confezionato turni randomici del personale in ufficio e li ha “deportati” con le pettorine al fresco della metropolitana. Una semplice presenza, innocua ma costosa per le risorse impiegate, che poteva essere semplicemente surrogata da funzionari di cartone. Inutile chiedere quanto è costata l'operazione bigliettai per un giorno, e il rapporto con gli incassi. E non bisogna chiedere ad Atac anche il “costo interno” di risorse spostate da un ufficio all'altro. In via Prenestina la risposta è sempre la stessa: “Non siamo autorizzati a parlare, ci mandi una mail, le facciamo sapere”. Come se Atac fosse un privato e non una'azienda dei romani.
Poi c'è il fronte sindacale e qui Rota tenterà lo stesso colpaccio riuscito a Milano, dove però le metropolitane funzionano e tram e bus viaggiano in orario. L'operazione “captazio benevolentiae”, secondo i bene informati è già in atto e i primi risultati dovrebbero arrivare anche questi entro fine estate.
Con tutti, tranne che con Cambiamenti M410 il sindacato della Quintavalle che ormai ha preso una deriva barricadera, che non si sa dove porterà. Con la Quintavalle, Rota avrà un compito difficile e senza i “rivoltosi” ad ogni sciopero il rischio paralisi sarà fortissimo. Anche perché in gioco non c'è solo l'ordine aziendale ma l'inutilissimo Regio Decreto che difende tutto e tutti da ogni evenienza, a partire dai provvedimenti disciplinari in cui l'azienda deve decidere con un rappresentante sindacale al fianco. Procedimenti che appartengono ormai al secolo scorso.