L'attore Memè Perlini muore suicida, simbolo del teatro di avanguardia anni 70

di Patrizio J. Macci

Consumato dal “male oscuro” che ha stretto alla gola anche Vittorio Gassman negli ultimi anni di vita, Memè Perlini, interprete di cinema e teatro, ha scelto di volare via da un condominio silenzioso di Piazza Vittorio come il protagonista di “Birdman” all’età di 69 anni.

Il comodino affollato di medicinali era diventato il suo ultimo orizzonte. Come il regista Mario Monicelli, consumato però da un “malaccio”, la finestra è l’ultimo spettacolo scelto da un artista che aveva letteralmente il palcoscenico nelle vene.

Proveniva da una famiglia di girovaghi proprietari di giostrai che girovagavano per la Bassa padana (origini che segneranno indelebilmente la sua formazione artistica), sostenitore del surrealismo e dell'arte concettuale, considerato fra gli esponenti più rappresentativi dell'avanguardia teatrale italiana di scuola romana, cosa che lo porterà a recitare al fianco di Carmelo Bene al Beat '72. Pellicole da lui dirette hanno avuto riconoscimenti al Festival di Cannes. Come autore aveva firmato una cinquantina di testi, rappresentati in tutto il mondo.

Amico ed allievo di Lindsay Kemp, attore debuttante in teatro con Giancarlo Nanni, aveva poi co-fondato nel 1973 il Teatro La Maschera. La sua prima regia teatrale aveva riguardato la pièce “Pirandello chi?” Tra gli altri suoi lavori figura anche La lupa (adattamento teatrale dalla novella di Verga, rappresentato nel 1992).

Come attore cinematografico notevoli i suoi ruoli da caratterista in b-movie e commedie licenziose, interpretando però anche parti di rilievo in film d'autore: ha impersonato il ruolo attore-off ne “Le castagne sono buone” di Pietro Germi (1970, film di debutto), “Peon” in “Giù la testa” di Sergio Leone (1971) e “Aristide” ne “La famiglia”, di Ettore Scola (1987). Sempre nel 1987 per Carlo Mazzacurati ha interpretato “Notte italiana”. Con Luigi Comencini è stato nel cast di “Voltati Eugenio” (1980).