Roma

L'ex padrone di Ciampino rinviato a giudizio. Processo per il crac Cavicchi

Rinviato a giudizio Giancarlo Cavicchi, patron dell'omonimo gruppo nel settore della gestione di alberghi, ristoranti e attività turistiche. Con lui moglie e fi

Rinviato a giudizio Giancarlo Cavicchi, patron dell'omonimo gruppo nel settore della gestione di alberghi, ristoranti e attività turistiche nel comune di Ciampino.

Il gup di Roma, oltre che per Cavicchi, ha disposto il processo anche per altre 8 persone, tra i quali la moglie Franca Mingotti, il figlio Cristiano e il consulente fiscale Luigino Bellusci. Il giudice ha inoltre accolto per tre altre posizioni il patteggiamento a 2 anni, pena sospesa.

Bancarotta e riciclaggio

Le accuse contestate nell’inchiesta, coordinata dai pm Carlo Villani e Maurizio Arcuri, sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Le indagini, delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, erano partite dalla dichiarazione di fallimento di due società del gruppo. Secondo le accuse, Giancarlo Cavicchi, suo figlio Cristiano, la moglie Mingotti e Bellusci, “si associavano tra loro al fine di commettere più delitti di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio” e “predisponevano gli assetti societari in maniera tale da dissimulare il controllo effettivo delle società, attribuendo il ruolo di amministratore e/o socio a prestanome che solo formalmente svolgevano attività di gestione, con il fine ultimo del sistematico depauperamento del patrimonio delle società”.

“Le indagini svolte dalla Gdf e gli accertamenti dei curatori fallimentari hanno evidenziato come le condotte illecite non siano frutto di singole iniziative isolate ma si inquadrano nel più ampio scenario di una stabile organizzazione strutturata ed articolata”, scriveva il gip di Roma Corrado Cappiello nell'ordinanza cautelare con cui su richiesta della Procura capitolina, aveva disposto le misure nel marzo dello scorso anno. Una struttura ''che nel corso degli anni ha posto in essere più fatti di bancarotta e autoriciclaggio attraverso una serie di atti giuridici formalmente leciti ma destinati a trattenere anche attraverso 'aggiustamenti contabili' - evidenziava il gip- i beni produttivi e le risorse finanziarie in capo ai componenti della famiglia Cavicchi , privando completamente società a loro riconducibili delle garanzie patrimoniali adeguate al soddisfacimento dei creditori, principalmente erariali”.