Roma

L'exit strategy di Zingaretti: via dal Pd, si candida a sindaco di Roma?

Lo schema è già pronto: centrosinistra più grillini anti-Raggi. Per replicare nella Capitale lo schema Conte

di Alessio Garofoli

Stufo del fuoco amico, Nicola Zingaretti si dimette dalla segreteria del Pd. E ora torna sul tavolo una possibile exit strategy per il governatore del Lazio: riempire la casella ancora vuota del centrosinistra, candidandosi a sindaco di Roma.

"Mi vergogno che si parli solo di poltrone, mi dimetto", scrive su Facebook Zingaretti. Eppure, da qualche poltrona si può ripartire. "Abbiamo salvato il Pd e ora ce l`ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova". Se sulla prima affermazione si può discutere, e di certo lo si fa al Nazareno, la seconda può piacere o no ma è un fatto. La "fase nuova" del tandem Zinga-Bettini (e D'Alema) è stata quella di considerare, forse correttamente, il M5S una costola della sinistra, e ha preso forma con il secondo governo Conte, sorretto dall'alleanza giallorossa. Giusto ieri, questa fase è iniziata anche alla Regione Lazio di cui Zingaretti è presidente, con il sì della direzione regionale Dem all'allargamento della giunta a esponenti grillini.

Per finire il puzzle manca però il Campidoglio. Virginia Raggi non schioderà (proprio oggi Beppe Grillo ha ribadito il suo ok all'attuale sindaco). Ma questo non significa, e non è una novità, che tutto il Movimento romano piegherà la testa seguendola. Nel centrosinistra Roberto Gualtieri, più volte annunciato ufficiosamente, è ancora a bagnomaria. Dalla sua postazione di potere romano, consolidata fin dai tempi in cui era presidente della Provincia, e dopo aver guidato il partito per due anni, è facile pensare che ora Zingaretti non vada a prendere il sole a Ostia per riposarsi. La sua discesa in campo, coi tradizionali partiti del centrosinistra più i grillini anti-Raggi, potrebbe consolidare lo schema che tanto gli piace, e tanto detestato dai suoi avversari che, bombardandolo sempre più violentemente, hanno spinto Zinga a dimettersi. Last but not least, visto il gradimento della Raggi dopo cinque anni di sindacatura e il vuoto in cui galleggia un centrodestra senza candidato, portarlo da vincitore in aula Giulio Cesare. Dalla quale fare ciao ciao con la manina ai cattivoni post renziani che, nella migliore tradizione Dem, si sono mangiati l'ennesimo segretario.

Intanto Bettini gli dice: Nicola, ripensaci

Nel frattempo, Goffredo Bettini scrive su Facebook: "La decisione di Nicola Zingaretti mi addolora. Ne comprendo le ragioni. Spero ci sia lo spazio per un ripensamento. Il Partito Democratico ha bisogno della sua onestà, passione e intelligenza politica".