Roma

L'Italia non è un Paese per Bitcoin.” E io me ne vado all'estero”. La storia

Simone Fazzari, giovane avvocato romano esperto di diritto delle criptovalute, ora vive e lavora in Estonia dove ha messo sù famiglia

L'Italia? Non è un Paese per criptovalute e così gli esperti emigrano all'estero. E' la storia di Simone Fazzari, giovane avvocato esperto in valute digitali e diritto internazionale, con una passione e un'esperienza rara nei cosiddetti bitcoin e che se n'è andato in Estonia.

Avvocato Fazzari, la sua esperienza nel settore delle criptovalute, come è nata e come si è sviluppata?

“In realtà la mia esperienza in questo settore è iniziata già alla fine del 2009, quando indubbiamente nessuno parlava ancora né di Bitcoin né, più in generale, di criptovalute. Il Bitcoin era “nato” esattamente il 03/01/2009 alle ore 18 e 18 minuti primi, allorquando venivano infatti generati i primi 50 Bitcoin, con un valore di mercato praticamente di zero. Sin dall'origine si è previsto di “coniare” un totale di circa 21 milioni di Bitcoin e di interromperne la produzione entro l'anno 2040. Alla fine di dicembre del 2009 il valore del Bitcoin era di appena 0,00076 Dollari Americani ed in buona sostanza non c'era praticamente ancora un vero e proprio mercato, rilevato che in pochissimi sapevano di questo progetto ed ancora in meno vi riponevano fiducia. Mi ricordo che, precisamente, era il periodo di Natale 2009 e verificai il cambio Dollaro Americano / Euro, che al tempo ricordo esser stato di circa 1,43 dollari per ogni Euro. Decisi, quindi, di iniziare questa “avventura” investendo 100 Euro, che mi regalò mia Zia Teresa - purtroppo mancata qualche anno dopo - in occasione del Santo Natale, unitamente ad un nuovo e più potente computer portatile: da lì è iniziato tutto. Pensai che, nella peggiore delle ipotesi, avrei perso in tutto od in parte una cifra tutto sommato contenuta, pari al costo di una buona cena in un ottimo ristorante”.

Perché Bitcoin invece di tentare in Borsa?

“Anche acquistando azioni quotate in borsa c'era effettivamente il concreto rischio di poter perdere in tutto od in parte il proprio capitale, quindi mi convinsi che si trattava di un rischio in fondo piuttosto comune e, quindi, certamente accettabile. Con l'equivalente di circa 143 Dollari Americani acquistai circa 188.000 Bitcoin, che al tempo custodivo “depositati” sul nuovo computer portatile che avevo appena ricevuto in dono per il Santo Natale da mia Zia Teresa”.

Ma la carriera legale?

“Avevo superato l'esame di Stato da Avvocato già da circa cinque anni e, dopo un primo periodo di forte entusiasmo iniziale, mi ero - tuttavia - dovuto confrontare con una realtà molto diversa rispetto a quella che molti si aspettano da studenti, anche perché nel frattempo purtroppo avevo anche perso mio Padre, che era il mio Mentore sia personale che professionale. Mi dovetti preliminarmente confrontare con le ricorrenti lametele di numerosi clienti, giustamente stufi di doversi confrontare con un sistema giudiziario completamente allo sbando, che li teneva in ballo anni per questioni legali anche banali, con notevole dispendio di denaro ed energie. Infatti, a fronte di un servizio purtroppo sempre più lento e scadente, viceversa il costo dei giudizi diventava sempre maggiore, essendo stati notevolmente aggravati un po' tutti gli oneri fissi per poter introdurre le cause. Addirittura a volte mi pentivo di aver lasciato il mio posto da Ufficiale dei Carabinieri, eppure quando indossavo la divisa vedevo come un'evoluzione positiva l'arrivare a conquistare la toga da avvocato. Ma, invero, forse uno degli argomenti migliori dell'evoluzione positiva era il poter staccare certamente la spina nel week end, quando il Tribunale era chiuso e, dunque, avrei potuto dedicarmi a me stesso, senza essere costantemente richiamato a qualsiasi ora del giorno e della notte per le emergenze più disparate”.

Vita dura quella degli avocati?

“Apesso e volentieri, anche da Avvocato finivo comunque col dedicarmi anche nel week end alla redazione di atti ed all'esame di documenti, anche perché i clienti crescevano esponenzialmente ed il tempo libero era, quindi, sempre meno. Anche i risultati economici non erano sempre quelli che, dopo anni di studi, ci si sarebbe aspettati. La questione era molto semplice: a fronte di uno stipendio medio, in Italia, di circa mille euro, solo le spese vive per introdurre un banale giudizio spesso erano pari a più di metà di tale somma, quindi pensare di poter contare anche su di un acconto sulle spettanze rimaneva spesso un utopia, così come un utopia rimaneva l'applicazione delle tariffe forensi da parte dei Giudici, oltre che da parte dei clienti”.

Quindi non ha resistito al fascino della criptovaluta?

“Nel frattempo, il tempo passava, e nel 2010 il prezzo del Bitcoin era salito a circa 0,30 Dollari Americani. Non solo: giungeva notizia che in alcune pizzerie americane si poteva iniziare ad acquistare le prime pizze pagando con i Bitcoin. Precisamente il 22 maggio del 2010 aveva aperto questa possibilità un programmatore di Jacksonville, in Florida (USA), tale Laszlo HANYECZ, che si era - infatti - offerto di pagare 10.000 bitcoin per due pizze. Già perchè, pur estremamente contento di aver visto potenzialmente lievitare i circa 143 dollari investiti addirittura fino a circa 56.450 dollari, il problema era che questo incremento, di circa 395 volte, del capitale restava puramente teorico, posto che il mercato era ancora praticamente immobile ed inesplorato. In buona sostanza, era come avere in mano un mucchio di soldi di una valuta che, purtroppo, ancora praticamente nessuno ancora conosceva e, quindi, riconosceva ed accettava”.

Quindi nel 2011 il Bitcoin raggiungeva persino la quotazione del dollaro, iniziando ad essere quotato sia in Brasile che in Polonia...

“In verità il mio entusiasmo durò ben poco, visto che solo qualche mese dopo, il 19 giugno 2001, esso perdeva circa il 70% del valore a causa di un attacco Hacker che, in un primo tempo, sembrava averne minato per sempre la sicurezza e, dunque, la credibilità. Eppure, invece, dopo che Wikileaks aveva iniziato ad accettare le donazioni in Bitcoin, il valore è volato fino a 5, 52 dollari. Nei due anni successivi (2012 - 2013), diversi negozi americani hanno iniziato ad accettare i pagamenti in Bitcoin, mentre in Cina il Governo nel frattempo decideva di tentare di bannare tutto ciò che riguardasse i Bitcoin, il cui valore, nel frattempo, era fortemente in ascesa. A quel punto, il mio entusiasmo era alle stelle, sennonché non c'era ancora un vero e proprio mercato che consentisse il reale scambio in valuta FIAT (ovvero in una valuta nazionale emessa da una Banca centrale, o da uno Stato) e nei due anni successivi (2014 - 2015), il prezzo del Bitcoin è crollato arrivando a circa 312 dollari alla fine del 2014, per poi risalire fino a circa 435 dollari nel 2015. Precisamente, nel giorno di Natale del 2015 il Bitcoin aveva raggiunto 454 dollari, eppure erano passati appena sei anni da quando valevano appena 0,00076 Dollari Americani”.

Da lì poi il valore della criptomoneta è iniziato a salire. Giusto?

“Al 31 dicembre del 2016, dopo che il gabinetto del Giappone, ovvero l'organo che esercita il potere esecutivo in tale paese, ha riconosciuto che i Bitcoin hanno effettivamente una funzione simile a quella delle monete, il valore del Bitcoin raggiungeva 959 Us dollars. All'inizio del 2017, il Bitcoin valeva già 1.177 Dollari Americani, ma il 26 maggio dello stesso anno il valore passava a 2.244 Dollari Americani. Alla fine del 2017, precisamente attorno al 17 dicembre, il Bitcoin raggiungeva l'incredibile cifra di 19.800 Dollari Americani, raggiugendo anche un'effettiva commerciabilità ormai inarrestabile. Il 2018 si è aperto col Bitcoin a circa 17.000 Dollari Americani, ma alla fine dello stesso anno il timore di una possibile “bolla” lo porta ad una quotazione assai più contenuta: circa 3.235 Dollari Americani. Tuttavia attualmente, a fine ottobre 2020, il Bitcoin è quotato circa 12.950 Dollari Americani, dunque ha già recuperato gran parte del valore perduto da quando, a fine 2017, esso ha raggiunto la sua quotazione massima”.

Le sue previsioni sul cambio?

“Molti esperti, anche autorevoli, prevedono che in un prossimo futuro il valore del Bitcoin raggiungerà 50.000 Dollari Americani e, secondo alcuni, addirittura 100.000 o 200.000 Dollari Americani. In realtà nessuno può effettivamente prevedere l'evoluzione del Bitcoin ma, comunque vada, sta di fatto che ai valori attuali i cento euro investiti a fine 2009 sono ora quasi due miliardi di euro, eppure verosimilmente diverse migliaia di persone, in quello stesso periodo, hanno investito la stessa cifra di cento euro magari in una cena, in un paio di scarpe, in un maglione od in una giacca. Ritengo peraltro che, anche ai valori attuali, possa senz'altro essere opportuno ancora opportuno iniziare ad investire acquistando Bitcoin. Peraltro oggi è molto più facile e, con un po' di attenzione, anche sicuro essendo reperire Bitcoin sul mercato essendoci una lunga serie di exchange crypto, anche molto seri, che commerciano in criptovaluta”.

E l'Italia cosa farà?

“L'Italia non è affatto il paese giusto per approcciarsi a questo tipo di investimenti: infatti molti dirigenti bancari italiani neppure sanno ancora dell'esistenza delle criptovalute, opuure nella migliore delle ipotesi ne hanno solo sentito lontanamente parlare. Infatti, per quanto mi consta, nessun Istituto bancario italiano mi risulta abbia ancora cocretamente attivato la possibilità di approcciarsi ad investimenti crypto. D'altra parte purtroppo in Italia attualmente si assiste anche al dilagare di un fastidioso fenomeno di “invidia sociale” sempre più pronunciato, che sfortunatamente la pandemia attualmente in corso sta addirittura ulteriormente acuendo. Eppure, la questione è assai semplice: per ottenere obiettivi mai raggiunti basta porre in essere cose mai fatte: non si può, infatti, pensare di costruire la propria ricchezza semplicemente sacrificandosi nel fare qualche ora di straordinario in più. Viceversa, bisogna mettersi concretamente in gioco, credere fermamente nei propri obiettivi e non farsi prendere dal panico o scoraggiarsi se le cose non sempre vanno subito per il verso giusto”.

Per questo ha lasciato Roma e si è trasferito in Estonia?

“Bisogna avere anche il coraggio di emigrare se non si hanno concrete possibilità del proprio paese: alla fine del 2017 quando ho, mio malgrado, dovuto riscontrare che proprio in nessuna Banca italiana (ne ho girate decine) risultava concretamente possibile far bonificare il ricavato della vendita dei Bitcoin già in mio possesso, venduti intorno ai 18.600 Dollari Americani (ahimè purtroppo prima che raggiungessero il prezzo massimo di 19.800 Dollari Americani), mi sono di conseguenza dovuto stabilire in Estonia, uno dei paesi leader in Europa per quanto riguarda il fintech e le condizioni favorevoli verso le criptovalute in generale. Se non lo avessi fatto e fossi rimasto passivamente in Italia, non avrei potuto mai vendere tutti i miei Bitcoin e monetizzarli in valuta FIAT, per poi ricomprarne più o meno lo stesso numero, l'anno successivo, a poco più di 3.500 Dollari Americani l'uno. Ne ho ricomprati ad oltre 3.500 Dollari Americani cadauno anche qualcuno in più di quelli che avevo già acquistato ad appena 0,00076 Dollari Americani cadauno, perchè credo fermamente che il Bitcoin davvero raggiungerà nei prossimi anni una quotazione oggi impensabile, così come era impensabile, nel 2009, che oggi il Bitcoin potesse arrivare a valere 12.500 Dollari Americani. Naturalmente, questo non è un investimento consigliabile a breve termine, né dedicato a chi può aver bisogno di dover monetizzare da un giorno all'altro, perchè i tal caso si rischiano seriamente perdite anche importanti: ritengo che bisogna investire in Bitcoin con lo stesso spirito con cui io, nel 2009, ho investito i 100 euro che mi regalò per Natale mia Zia Teresa. Non bisogna neppure aver paura di trasferirsi in un altro paese, dato che non siamo alberi e possiamo muoverci: io nel 2017 mi ero appena lasciato alle spalle una storia d'amore e sono partito per l'Estonia da solo e, francamente, un po' a malincuore, invece poco tempo dopo ho conosciuto a Tallin mia moglie Valentina, che adesso è incinta di una bambina, che chiameremo Julia, posto che il nome piace ad entrambi e ci siamo conosciuti il 22 maggio del 2017, giorno di Santa Giulia. Se fossi rimasto in Italia, anche questo non sarebbe mai accaduto”.