Roma

L'ombra di Forza Italia sull'università grillina: rivoluzione alla Link Campus

Francesco Polidori, imprenditore con legami forzisti, acquista l'ateneo guidato dall'ex ministro Scotti. La promessa non mantenuta: tagli a personale e cultura

Alla Link Campus University dalla scorsa estate è arrivata la nuova gestione targata Francesco Polidori, imprenditore con storia e legami personali in Forza Italia, abile nel mantenere distinti i suoi affari dalla sfera politica, già proprietario dell’università a distanza E-Campus e dei gruppi Grandi Scuole e Cepu.

E’ proprio la strategia utilizzata nel recupero di esami quella su cui si punta per provare ad azzerare l’indebitamento dell’ateneo, a suo tempo fondato e poi tenuto in piedi per quasi un ventennio dall’ex ministro Vincenzo Scotti, oggi ultraottantenne: massicce campagne di promozione unite a un deciso piglio manageriale, allo scopo di incrementare il numero degli studenti dei corsi di laurea e gli importi delle iscrizioni.

Nei propositi illustrati dallo stesso patron ai primi di agosto, in occasione della sua presentazione nell’aula magna della sede universitaria romana di Via del Casale di San Pio V, tale cambiamento non avrebbe dovuto comportare ripercussioni negative in termini di occupazione né di ridimensionamento del progetto culturale. Entrambe le cose sembrano smentite dalle notizie che trapelano circa le scelte operate in quasi due mesi di attività.

Se sul secondo versante sembra chiara la scelta di ridurre le attività di terza missione, le sperimentazioni di didattica non tradizionale e l’offerta postgraduate, è sul primo versante che si registrano numerosi sommovimenti preoccupanti, con l’allontanamento di parte del personale precedentemente impiegato, funzionari, ricercatori, amministrativi, docenti a contratto, come esito finale: il consorzio di ricerca (CRISS), una delle tre strutture societarie operanti nell’università, è rimasto fuori dalla transazione e una quindicina di ricercatori non sono più rientrati al lavoro dopo le ferie estive; alcune figure di spicco forse giudicate troppo legate alla precedente gestione, come quella del prof Marco Emanuele, sono state spinte a rassegnare le dimissioni con la prospettiva di un rapido e sostanziale ridimensionamento; altre figure legate alla sfera dirigenziale sono state “riconvertite” in attività di marketing; per altro personale ancora, con numeri difficili da quantificare, si è aperta la stretta e tortuosa via della cassa integrazione. Al loro posto sono stati inseriti profili provenienti dal gruppo imprenditoriale, forse anche nuovi assunti.

Una cosa è certa: la rassicurazione che nessuno avrebbe dovuto temere per il posto di lavoro si è rivelata vuota. Alla faccia del contesto post-covid e della cautela che in esso dovrebbe dimostrare l’intera classe imprenditoriale, soprattutto quella parte che sceglie di avvalersi dell’utilizzo di forme di sostegno pubblico come la cassa integrazione.