Roma
L'onda impressionista conquista il Vittoriano. Manet, Renoir, Monet e Cezanne: le immagini
di Patrizio J. Macci
Pochi sanno che il movimento di pittori che ha preso il nome convenzionale di "Impressionisti", nasce invece nell'assoluto disinteresse di mettere un etichetta che inchiodi al gesto di rottura compiuto nei confronti dei codici che fino a quel momento avevano regolato il potere culturale dell'epoca, nello spirito di un puro atto di ribellione verso le strutture sociali e artistiche, mettendo in dubbio l'autorità dei maestri legati ai canoni classici. I nomi, come spesso accade nella storia, sono un'etichetta che diminuisce lo spirito con il quale nascono i gesti.
L'incendio della rivolta era stato appiccato il 15 aprile 1874 nello studio di un fotografo al numero 35 del Boulevard des Capucines dove si era inaugurata una mostra allestita da un curioso gruppo di artisti che si definiva, in maniera insolita e bizzarra "La Societé Anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs...". Il gruppo è composto da Edgard Degas, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet, Camille Pissarro, Paul Cezanne e, con la partecipazione di altri artisti, l'italiano Giuseppe De Nittis.
Tutti quelli che invece ne sono a conoscenza, potranno rinfrescarsi la memoria con la pregevolissima mostra "Impressionisti dal Museo d'Orsay" al Vittoriano di Roma nell'ala Brasini fino al 7 febbraio 2016, sotto la buona stella della direzione scientifica di Francesca Villanti.
Edouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Frédéric Bazille, Camille Pissarro, Paul Cézanne, Berthe Morisot, Auguste Rodin: questi, tra i tanti, gli artisti in mostra al Complesso del Vittoriano, in una rassegna di oltre sessanta opere, tra dipinti e sculture.
È come se fossero vivi gli artisti ritratti nel quadro perfettamente rappresentativo della loro poetica che li cattura come i pesci nel loro acquario: "L'Atelier di Bazille del 1870"; nel dipinto ci sono alcuni di loro che parlano, discutono, uno che suona il piano. È il loro modo di combattere la rivoluzione che hanno deciso di perorare, partendo dai tavolini dei caffè on in ambienti "normali" con frequenti e lunghissime discussioni e contrasti di opinione. Gli artisti non sono più legati all'obbligo di trasportare su tela immagini idealizzate del mondo esterno, l'accademia viene buttata alle ortiche per lasciare spazio a coliri spesso vivaci e, sopratutto, a temi che l'occhio dello spettatore potrà ammirare in una esposizione tematica che avvicina innanzitutto alla vita dell'artista e alla sua biografia personale.
I pittori dipingono il mondo che vedono e i loro amici, l'uomo qualunque diviene un eroe da ritrarre. Scompaiono i soggetti in divisa da rendere immortali. È l'inizio della rivoluzione individualista.