Roma
L'orso è il padrone del paese. Lecce nei Marsi, paura e divieto di avvicinarsi
Il Parco d'Abruzzo: “Ha trovato tanto troppo cibo ma a primavera tornerà nel suo habitat”
di Valentina Renzopaoli
L'orso marsicano ha preso casa a Lecce nei Marsi: il letargo è durato una manciata di giorni e il gigante bruno dopo qualche settimana di assenza nel mese di gennaio quando è caduta neve abbondante, da metà febbraio è tornato a frequentare il paesino della Marsica.
L'elenco delle incursioni nei pollai è ormai molto lungo e per le galline leccesi non c'è stato scampo. Le ultime sopravvissute sono state divorate qualche giorno fa: delle povere bestiole sono rimaste solo le piume.
Insomma sembra che l'orso non abbia più paura dell'uomo, né dei rumori, né delle automobili e la sua presenza è diventata quasi routine. I racconti dei leccesi si sono arricchiti di giorno in giorno di aneddoti, avvistamenti, incontri inaspettati. Le abitudini degli abitanti sono cambiate tra stupore, meraviglia, preoccupazione e pure un po' di rassegnazione.
Stimolato dall'Ente Parco Nazionale d'Abruzzo il sindaco Ginaluca De Santis è stato costretto a firmare un'ordinanza per vietare alle persone di “avvicinarsi sia a piedi che in macchina a meno di cento metri, di illuminare la strada con i fari e di lasciare cibo a scarti alimentari sui terreni”.
Ma il provvedimento non ha comunque impedito all'animale di “accasarsi: praticamente tutte le località di Lecce sono state visitate, la zona del cimitero, Vallemora, Tarote, Cantone e pure Castelluccio.
L'Ente Parco Nazionale ha diffuso volantini informativi, all'entrata dei bar sono state appese locandine con le informazione su come “convivere con l'orso”.
“Non dare cibo all'orso e rendere inaccessibili le fonti alimentari che lo fanno avvicinare alle abitazioni; verificare il funzionamento dei recinti elettrificati, per chi ne è in possesso; segnalare alla polizia locale la presenza di ricoveri di animali non adeguatamente protetti: non avvicinarsi all'orso, né a piedi né con l'auto per guardarlo o fotografarlo a tutti i costi; osservare scrupolosamente l'ordinanza emanata dal sindaco”, si legge.
Il presidente dell'Ente Parco Nazionale d'Abruzzo, Antonio Carrara, ha scelto affaritaliani.it per fare il punto della situazione e soddisfare qualche curiosità.
Presidente sono ormai cinque mesi che l'orso di Lecce nei Marsi, chiamiamolo così, è al centro della vostra attenzione. Che idea vi siete fatti e cosa è accaduto secondo voi?
“E' accaduto che un orso che, tecnicamente, possiamo definire “confidente”, per fame si è avvicinato al territorio di Lecce nei Marsi, ha trovato cibo a disposizione e si è in qualche modo “accasato”. Tutto è iniziato con una montagna di carote ai bordi del paese, poi è passato ai pollai. La caccia per lui è stata molto semplice così ha iniziato a reiterare lo stesso comportamento”.
Quindi se non avesse avuto cibo a disposizione non si sarebbe mai avvicinato?
“Certamente no. Come dire “è orso non è scemo”.
Molti episodi accaduti e raccontati dai leccesi fanno supporre che l'orso si sia quasi abituato alla presenza dell'uomo e che non abbia più paura. E' possibile?
“L'orso si è semplicemente abituato al fatto che trova cibo”.
Quali provvedimenti ha preso l'Ente Parco?
“Innanzitutto abbiamo chiesto al sindaco di emanare un'ordinanza per vietare di lasciare cibo che possa attirarlo. Abbiamo attivato dei servizi quotidiani di vigilanza e perlustrazione del territorio. Inoltre abbiamo provveduto a fare un censimento e una ricognizione dei pollai”.
E cosa è emerso?
“Che molti pollai non sono affatto sicuri, che non si tratta di stalle vere e proprie ma di strutture che possono diventare facilmente preda dell'orso. Per lui basta una zampata per piegare una rete ed entrare a mangiare le galline se non deve abbattere muri o porte d'acciaio. Per alcune di queste stalle stiamo pianificando recinzioni elettrificate, nonostante si tratti di provvedimenti che dovrebbero prendere gli stessi proprietari”.
Senta presidente, le rivolgo la domanda che tutti si fanno in questo momento: è possibile che questo orso abbia scelto questo paese per vivere?
“Assolutamente no, il centro abitato non può essere il suo habitat naturale. Fino a poco tempo fa questo fenomeno era sconosciuto: agli animali selvatici che si avvicinavano l'uomo gli sparava, eliminando il problema alla radice. Quelli che sopravvivevano erano gli orsi più diffidenti, che hanno garantito la sopravvivenza della specie. Ora che fortunatamente è diminuito il pericolo derivante dell'uomo e che tra i centri abitati e il bosco non esiste più una fascia intermedia di campi coltivati, l'avvicinamento è molto più probabile”.
Ci sono casi di altri animali selvatici che si sono sempre più “addomesticati”?
“Sì, nel Parco Nazionale d'Abruzzo abbiamo casi di cervi, volpi, cinghiali che frequentano piccoli paesi. E sarà inevitabile che questo accadrà anche per i lupi”.
E ora che cosa succederà? Dobbiamo aspettarci che l'orso continui a frequentare Lecce?
“Gli orsi sono abitudinari e di solito sono portati a tornare negli stessi luoghi, soprattutto se sono posti dove hanno trovato facilmente cibo. Tuttavia, c'è da dire che nel periodo della primavera il loro appetito diminuisce e aumenta la possibilità di mangiare erba e insetti. Quindi l'esperienza ci dice che l'orso in primavera non fa danni. Il fenomeno potrebbe verificarsi di nuovo a luglio quando l'orso entra nel periodo di iperfagia, che si accentua poi in autunno, quando torna lo stimolo di mangiare continuamente per accumulare il grasso per l'inverno”.