Roma

L'ospedale Forlanini al Vaticano, Italia Nostra: “Enclave extraterritoriale"

Secondo la storica associazione, le trattative per l'affitto del complesso monumentale Forlanini sarebbero al closing: “Aggirata Sovrintendenza e Belle Arti”

L'ex ospedale Forlanini a Roma rischia di diventare una specie di enclave del Vaticano con l'affitto da parte dell'Inail al Vaticano per un nuovo polo del Bambino Gesù. E Italia Nostra insorge.

Scrive l'associazione in una lunga e articolata nota: “In uno Stato che sta svendendo, pezzo per pezzo i suoi gioielli, ci colpisce particolarmente la notizia della probabile cessione all’Inail del complesso storico già sede dell’Ospedale “Carlo Forlanini”, nato nel 1934 come sanatorio, chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015 e rimasto inutilizzato. L’Istituto per gli infortuni sul lavoro, a sua volta, lo concederebbe in affitto alla Santa Sede per trasferirvi l’ospedale Bambino Gesù del Gianicolo. Un’articolata soluzione per aggirare i vincoli sull’ospedale, tra cui quello della Soprintendenza alle Belle Arti, che insiste sull’edificio e sull’imponente parco”.

Trattativa top secret

Secondo Italia Nostra, è stata scelta “Una soluzione unilaterale, frutto di una trattativa condotta nel più assoluto riserbo, senza minimamente coinvolgere i cittadini, le associazioni, i comitati che per anni si sono battuti con tutti i mezzi – inclusa una petizione con 118mila firme – perché la struttura fosse destinata ad uso sociosanitario per la collettività. Con la salute non si scherza, specialmente in un momento così drammatico per i pazienti, come documentato ogni giorno dai media e avremmo auspicato, al contrario, una operazione che privilegiasse una interconnessione territoriale e funzionale con i vicini ospedali San Camillo e Spallanzani, con cui esistono importanti rapporti di cooperazione che richiederebbero un maggior sviluppo”.

L'enclave vaticana tra Monteverde e il Portuense

Per l'associazione, “preoccupa la velata aspirazione allo status di extraterritorialità a favore della Santa Sede, condizione che priverebbe la collettività di un inestimabile patrimonio storico-ambientale e soprattutto, sarebbe un altro colpo assestato all’autorevolezza e alla dignità della Nazione, consentendo di superare tutti i vincoli urbanistici. Si perderebbe così la valenza storico-culturale e ambientale di un’area di grande pregio. Siamo sicuri che, nella cosiddetta Prima Repubblica, la Democrazia cristiana di governo non avrebbe mai avallato una soluzione del genere, nonostante gli stretti rapporti con il Vaticano”.