La “bomba” Soprintendenza esplode sul Nuovo Stadio della Roma: “No e basta”
Polemica "in chiave conservativa" con Comune di Roma e Regione: “Procedure non rispettate”
Dopo il via libera del Comune, sul Nuovo Stadio della Roma tornano i dubbi. E i “poteri forti”, come quello della Soprintendenza Archeologica Statale che nel corso della Conferenza dei Servizi ha espresso un parere negativo.
Oltre a osservare le procedure sinora eseguite, le Belle Arti sostengono nel parere la necessità di valutare l'impatto paesaggistico dello stadio e delle torri rispetto al Parco del Gianicolo, al Vittoriano e il parco degli Aranci. Insomma, l'impianto sportivo per nascere dovrebbe tenere conto dell'effetto vista da chilometri di distanza. Una posizione che di fatto potrebbe bloccare qualsiasi progetto della città di Roma che non preveda come nei Piani Regolatori del passato di lasciare il primato dell'altezza alla Cupola di San Pietro.
Scrive Ferdinando Magliaro su Il Tempo: “La bomba è esplosa durante l’audizione in Commissione Urbanistica regionale degli assessori all’Urbanistica della Regione, Michele Civita, e del Comune, Paolo Berdini, con i rispettivi capi dipartimento, Manuela Manetti e Annamaria Graziano: la Soprintendenza (statale) Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, guidata da Margherita Eichberg, ha espresso un parere molto negativo sul progetto: sia sulle procedure seguite da Comune e Regione che su prescrizioni delle Belle arti che non sarebbero state rispettate dai proponenti durante la stesura degli elaborati".
"La Soprintendenza, ha inviato alla Regione un parere molto negativo sul progetto: sia sulle procedure seguite da Comune e Regione che su prescrizioni delle Belle arti che non sarebbero state rispettate dai proponenti durante la stesura degli elaborati - prosegue - Il parere (prot. 0005419 del 25 ottobre scorso), indirizzato a Manuela Manetti, a capo della Conferenza di Servizi e direttrice della Direzione Regionale Territorio, riporta una prima 'frustata' alla Regione e al Comune in merito alle procedure seguite per la Valutazione di Impatto ambientale e la Valutazione Ambientale strategica: 'non sono accompagnati da alcuna istruttoria dell’Ente proponente e dell’Ente competente né da un elenco che permetta di verificare la completezza e l’univocità della documentazione'. Dopo di che, entra nello specifico delle questioni procedurali: 'scarsa chiarezza da parte dell’Ente procedente sulle procedure attivate', 'non risulta il coinvolgimento del Ministero' sui piani paesaggistici e su quelli particolareggiati, e richiede “l’indicazione di tutti i procedimenti coinvolti con la relativa tempistica”.
Sul progetto, poi, la Soprintendenza va giù pesante: “si ritiene che la relazione paesaggistica non sia stata affatto formulata” ai sensi delle norme vigenti, che manchino una serie di elaborati fra i quali delle “fotosimulazioni” dell’area di Tor di Valle prese “dai vari punti di vista notevoli della città” come le “terrazze del Gianicolo, il parco degli Aranci, il Vittoriano”. Inoltre, “gli elaborati non hanno tenuto in nessun conto né delle valutazioni di criticità né delle richieste integrative avanzate dagli uffici del Mibact riguardanti nello specifico la lettura complessiva degli ambiti paesaggistici […], la definizione del grado di reversibilità e irreversibilità delle opere”. E, infine, che la Soprintendenza 'ha individuato come criticità della proposta la presenza di edifici di notevole altezza oltre che di opere infrastrutturali che vanno ad interferire con i beni monumentali e paesaggistici” criticità che avrebbero “dovuto determinare una variazione della proposta nonché influire sulla dichiarazione di pubblica utilità'”.
E in Commissione regionale Urbanistica, l'assessore Berdini ha messo un pietra sopra l'opera. “La scelta dell'area è stata una follia, messa in conto all'amministrazione pubblica".
Berdini ha poi citato "lo specchietto del conto economico", e una serie di interventi previsti nel progetto. Come "il sistema di smaltimento delle acque piovane, per 9,6 milioni di euro. Verranno costruire delle idrovore che il Comune dovrà gestire dall'apertura dello stadio fino all'eternità - Ciò vuol dire che dovrà mettere sei persone a disposizione della pioggia che scenderà, ditemi voi se questo ha un interesse pubblico. Quest'opera se vuole metterla a disposizione dello stadio la pagasse la Roma e si prendesse l'onere di gestirla perché noi non siamo disposti. E già ci togliamo una parte delle Torri".
Per l'assessore poi ha menzionato il Ponte dei congressi, "di cui il Comune ha chiuso la conferenza dei servizi. Abbiamo un ponte che costa 140 milioni di euro: chiedo se sia sostenibile per una città che ha 13,5 miliardi di deficit fare un duplicato che sta a 800 metri? Se la Roma vuole fare lo stadio o usa il Ponte dei congressi oppure è un problema suo non nostro. Così togliamo 48 milioni del ponte e 42 dello svincolo, dunque 90 milioni di euro".
Il titolare dell'Urbanistica ha poi affrontato il tema di "un pilastro che regge la questione dello stadio. Nella documentazione portata in consiglio comunale da Marino almeno la metà degli utenti dello stadio dovevano essere serviti dal ferro. Gli uffici hanno messo nero su bianco che il prolungamento della Metro B da Magliana a Tor di Valle è deleterio per il funzionamento del sistema infrastrutturale urbano. La città sprofonda e noi sfiocchiamo una metropolitana per qualche partita a settimana? Dunque qui cade un pilastro del progetto". E ancora, "Atac ha dato in appalto la trasformazione stazione Tor di Valle. Nel progetto della Roma c'è la costruzione della nuova fermata della Roma-Lido a Tor di Valle che prevede per le casse dell'erario 13 milioni. Stiamo ristrutturando la stazione, però la demoliamo e ne facciamo un'altra. Questa cosa non la condivido, sarò uno vecchio stampo". E infine "sono previsti parcheggi pubblici di dimensioni gigantesche, e li dovremmo manutenere noi?".