Roma

La crisi del Pd, da Roma Luca Bergamo sussurra: “Dem e M5S, stessi valori"

"Ripensare uomini e idee", dice l'ex Assessore alla Cultura. E sulla Raggi insiste: "Azzerare le candidature"

Mentre la crisi del Pd è in atto, interviene l'ex assessore alla Cultura e vicesindaco di Roma Luca Bergamo, di provenienza democratica. E insiste: Dem e M5S dovrebbero avere un candidato in comune al Campidoglio, sulla scia di quanto fatto col governo Conte II, perché i due partiti hanno gli stessi valori.

Chi non ricorda Luca Bergamo: anima Pd, assessore alla Cultura nonché vice di Virginia Raggi e poi “allontanato” perché le consigliava una “non ricandidatura”. Ora torna in configurazione “statista” e consiglia al Pd di approfittare dell'’occasione imperdibile, anche sulla sponda di centrosinistra, per "ripensare uomini e programmi”. Spiega Bergamo: “Uso un esempio sportivo e mi scuso con chi non lo apprezza. A Roma serve un Iniesta non un Cristiano Ronaldo. Una persona che sappia stimolare, orientare e valorizzare il lavoro di coloro che le sono intorno. Persone che dovrebbe cercare tra le più preparate e competenti nelle materie che sono loro affidate e non tra chi è propenso a dire sì. Uno o una regista, non un capo solitario. Una persona che guardi tutto il campo e tutta la partita”.

Dal “licenziamento elettorale” alle elezioni rinviate.

“Tra poco sapremo se si realizza quello che mi aveva spinto a impegnarmi con i Cinquestelle nel governo di Roma: l’incontro tra esperienze politiche che condividono valori, ma la storia, necessità reali, pregiudizi e errori aveva messo l’una contro l’altra. La scelta di affidare a Giuseppe Conte la guida del M5S e l’affermazione definitiva della linea Zingaretti da segretario, rappresentata dalla successione di Enrico Letta o dalla conferma di Zingaretti stesso, dicono che forse si crea un nuovo campo politico per l’Italia. Nulla di facile o scontato ma un possibile campo, aperto e formato anche altri soggetti, che mette l’ecologia e la dignità della persona al suo centro. Se questo incontro si realizza, le prossime elezioni amministrative sono la prima occasione per proporlo agli elettori e dargli consistenza in termini di visione, proposte e protagonisti. Non solo a Roma”.

La candidatura di Raggi potrebbe-dovrebbe tornare in discussione?

“Lo scenario prevedibile a ottobre è molto diverso da quello dello scorso agosto, quando la sindaca Raggi decise di lanciare la sua ricandidatura, ma anche da quello di un mese fa. Ne ero convinto prima, ora lo sono doppiamente: bisogna togliere i nomi dalla discussione e confrontarsi sulle cose. Azzerare le candidature, discutere insieme e scegliere insieme senza veti né prelazioni a giugno. Se poi non sarà possibile scegliere insieme, almeno il primo turno sarà una competizione tra alleati, non uno scontro tra avversari. Ma bisogna puntare a scegliere insieme”.

Di quale tipo di sindaco avrebbe bisogno Roma?

“Una persona che guardi tutto il campo e tutta la partita - il tempo lungo e il mondo largo - senza perdere di vista le cose vicine, i problemi di ogni giorno, cioè che è consapevole del valore del primo tocco per un’azione che si conclude lontano da sé e rende visibile questa connessione. Una persona che pensi a costruire il passaggio di consegne a una nuova generazione e non sia convinta che la sola soluzione dei problemi dipenda dal proprio protagonismo. Una persona consapevole delle profonde implicazioni di queste parole di Papa Francesco 'non viviamo un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca' e delle responsabilità che da questo punto di vista gravano sulle città e sui loro governi, in tutto il mondo”.

L'esperienza con Virginia Raggi.

“Non ho pentimenti. Piuttosto ci sono cose che vorrei aver fatto e non sono riuscito a fare o finire. Per esempio la riapertura del Planetario che spero si faccia per l’estate, regole per consentire a gruppi civici di gestire insieme alla sovrintendenza il patrimonio culturale minore diffuso nelle periferie. Un grande rammarico è aver perso, almeno fino ad ora, la battaglia per un nuovo regolamento che consentisse l’uso di parte del patrimonio immobiliare del Comune a scopi culturali e sociali, riconoscendone la natura di bene comune”.

Le richieste a Draghi per Roma.

“Che sia subito pienamente Capitale, magari metropolitana, con poteri e risorse adeguate a disposizione del sindaco/a che verrà”.