La grande sete, siccità e rete idrica colabrodo: raccolto autunnale a rischio
L'emergenza è già costata ad agricoltori perdite per 200 mln di euro
Piogge fantasma, siccità che stritola gli agricoltori, infrastrutture idriche colabrodo.
Il risultato di un ottobre secchissimo è un autunno con le raccolte dei prodotti stagionali ridotte al minimo e che, in qualche caso, per arrivare a maturazione richiedono ancora adesso irrigazione di soccorso, con aggravi di spesa sulla bolletta energetica delle aziende agricole e un dispendio economico maggiore per i consorzi di bonifica.
Luciana Selmi, presidente di Anbi Lazio spiega: “Negli ultimi 7 anni le disponibilità idriche sono dimezzate. L’emergenza, nonostante siamo in autunno inoltrato, è ancora attuale. Pensiamo già all’anno prossimo. Temiamo che difficilmente arriveremo alla prossima estate con disponibilità idriche sufficienti a garantire la regolarità del servizio irriguo vitale per le coltivazioni. Ecco perché sollecitiamo la rapida conclusione delle procedure di valutazione dei progetti presentati per accedere alle risorse finanziarie del Piano Irriguo Nazionale. Chiediamo alla Regione Lazio di sostenere la nostra istanza perché gli interventi per i quali abbiamo richiesto il finanziamento, in caso di approvazione, sarebbero subito esecutivi”.
Grazie ai lavori di miglioramento programmati dai progettisti – aggiunge Natalino Corbo, direttore di Anbi Lazio – potremmo in pochi mesi elevare gli standard di funzionalità ed efficienza della rete irrigua gestita dai consorzi di bonifica laziali. È necessario sviluppare attività di manutenzione sulla rete per conseguire risparmi di risorsa idrica, incentivare il recupero e il riciclaggio delle acque reflue”.
Siamo un paese piovoso, con 300 miliardi di metri cubi di acqua/anno ma, a causa del deficit infrastrutturale, ne tratteniamo meno del 15%.
“A fronte del mutamento strutturale del clima dobbiamo attrezzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per distribuirla nei mesi siccitosi. Stiamo affrontando gli effetti di una emergenza già costata agli agricoltori, soci dei consorzi di bonifica del Lazio, perdite di prodotto e di reddito per oltre 200 milioni di euro”, conclude Selmi.